Nucleare: falsa retromarcia per “salvare” Berlusconi?

Pubblicato il 20 Aprile 2011 - 09:22 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il governo Berlusconi non avrebbe fatto nessuna retromarcia sul nucleare: quella dell’esecutivo appare allo stesso tempo una mossa elettorale, politica e un modo per “salvare” Berlusconi.

Chiariamo subito una cosa: con il decreto omnibus del governo, che blocca di fatto tutte le norme previste per la realizzazione del nucleare in Italia, si va verso l’annullamento del referendum sul nucleare previsto per il 12-13 giugno. E siccome alcune sondaggi hanno detto a Berlusconi che, sull’onda di Fukushima, il referendum sul nucleare porterebbe il 54% degli italiani alle urne, il cancellarlo aiuterebbe anche ad affossare gli altri due: quello sull’acqua ma soprattutto sul legittimo impedimento per mancanza di quorum.

Sarebbe questo, secondo diversi giornali, dal ‘Corriere della Sera’ a ‘Repubblica’ alla ‘Stampa’, il vero obiettivo del governo: aggirare il problema di un referendum che si sarebbe potuto tramutare in un voto sfavorevole per Berlusconi ed evitare che venga cancellato il legittimo impedimento. ‘Il Fatto Quotidiano’ va oltre titolando in apertura: “Nucleare ad personam”. Superato “l’impiccio”, poi, nulla potrà vietare al governo di ripresentare una legge per il ritorno del nucleare in Italia. E anzi, il ‘Fatto Quotidiano’ scrive che è proprio questa l’intenzione di Berlusconi.

Mettiamoci anche che, sottolinea ‘Il Fatto’, facendo saltare il referendum sul nucleare e “affossando” gli altri due, “si fa un piacere anche a Francesco Rutelli e Linda Lanzillotta che non hanno mai visto di buon occhio il quesito sulla privatizzazione dell’acqua, e così ci si guadagna un possibile appoggio di una parte dell’opposizione”.

Rimane che il vero motivo dello stop al nucleare, scrivono ‘Repubblica’ e ‘Corriere della Sera’, la vera molla che ha fatto scattare Berlusconi e quindi il governo sarebbero stati alcuni sondaggi sfavorevoli. Secondo gli ultimi sondaggi commissionati da Berlusconi, infatti, il referendum sul nucleare, sulla scia dell’emozione creata dalla catastrofe di Fukushima, avrebbe portato alle urne un numero di cittadini molto ampio, sicuramente sufficiente a far raggiungere il quorum. L’ultimo sondaggio, scrive ‘Il Fatto Quotidiano’, avrebbe dato al 54% la percentuale di italiani intenzionati ad andare a votare: un dato che ha preoccupato Berlusconi, non tanto per il quesito sul nucleare, ma per quello sul legittimo impedimento.

Il tutto quindi, è il pensiero predominante, è stato fatto per favorire Berlusconi ed evitare una “batosta” al voto di giugno. Un “pasticcio ad personam”, come lo definisce ‘Il Fatto Quotidiano’. Prima di tutto perché, in realtà, non si sa se il referendum salterà veramente. La mossa del governo potrebbe non essere bastata, come ha chiarito da subito Piero Alberto Capotosti, presidente della Corte di cassazione. Il referendum potrebbe rimanere comunque in piedi ma con un quesito “ridotto”. E un conseguente aggravio di spesa per lo Stato: le schede del referendum originario al momento della decisione definitiva della Cassazione, infatti, risulteranno già stampate ma dovranno essere mandate al macero per stamparne delle nuove con sopra il nuovo quesito.

Ad ogni modo, poi, cosa succederà dopo il referendum? Scrive ‘Il Fatto’: “Il governo non ha affatto deciso di fare retromarcia sulla futura politica nucleare. Anzi. Non appena disinnescati i referendum, il governo ha tutte le intenzioni di riproporre una legge per ripristinare esattamente il quadro di partenza; come ha avuto modo di sottolineare Tremonti, a Bruxelles, una retromarcia così forte rispetto alla scelta nucleare avrebbe conseguenze molto forti sotto il profilo economico”.