ROMA – Bocciati i referendum sul taglio dei costi della politica e quello sul lavoro. Boccciati perché presentati dopo che erano stati già indetti i comizi elettorali. Ammissibile, invece, il quesito per ripristinare i piccoli tribunali. Il tutto mentre l’esame delle firme è ancora in corso.
Tribunali. Ammissibile, almeno per la Cassazione, il referendum per ripristinare i piccoli tribunali. L’Ufficio Referendum della Cassazione ha infatti dichiarato “l’ammissibilità” del referendum chiesto da nove Consigli regionali per abrogare la riforma della geografia giudiziaria che ha tagliato mille tribunali.
Ora la parola passa alla Corte Costituzionale per l’ulteriore vaglio del quesito.
Bocciati invece i referendum su costi della politica e lavoro. Niente da fare per i referendum sul taglio dei costi della politica e per quello sul lavoro presentati in Cassazione lo scorso 7 e 9 gennaio con una abbondante raccolta di firme. L’Ufficio del referendum della Cassazione li ha dichiarati, con votazione a maggioranza, inammissibili perché presentati dopo l’indizione dei comizi elettorali. I quesiti sul lavoro erano stati depositati da Di Pietro, Sel e Verdi.
Le firme: Finora è stata controllata la regolarità di 400 mila firme a sostegno dei referendum sulla giustizia promossi dai Radicali che per questo pacchetto hanno depositato circa 530 mila firme. Entro la prossima settimana lo scrutinio delle firme terminerà e se non si raggiungerà il quorum delle 500 mila firma valide allora l’Ufficio del referendum valuterà se scrutinare anche le firme arrivate fuori termine. Lo si è appreso da fonti della Suprema Corte che rilevano come i controlli stiano avvenendo nei tempi di legge.