Referendum resuscitato, Berlusconi sotto quorum. Nucleare più impedimento: il “secondo colpo”?

di Lucio Fero
Pubblicato il 1 Giugno 2011 - 15:40 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il referendum resuscitato è per Silvio Berlusconi come la Mummia assassina che esce dal sarcofago nei film kolossal-horror. Solo che non è un film, è calendario politico-elettorale: tra dieci giorni si vota, tra appena dieci giorni e per Berlusconi può essere, rischia davvero di essere un durissimo colpo al mento, dopo quello allo stomaco delle amministrative. Il secondo colpo, quello che manda a tappeto. Referendum sul nucleare riportato nelle urne dalla Cassazione vuol dire quorum, vuol dire più del cinquanta per cento degli italiani che vanno a votare il 12 e 13 giugno. Vanno a votare sul nucleare, contro il nucleare come tutti sanno e si aspettano. E al seggio trovano anche la scheda per il referendum sull’acqua pubblica e anche quella per il referendum sul legittimo impedimento. Vedersi bocciata dopo Fukushima la scelta nucleare non sarà certo una carezza per il governo, ha provato in ogni modo ad evitare la conta.

Sarebbe, sarà uno schiaffo, ma poi il segno delle cinque dita in volto passa. E l’altro possibile schiaffo, quello sull’acqua pubblica, si stamperebbe sull’altra guancia del governo che contro questo referendum è schierato. Ma passerebbe anche questo. Ma il terzo referendum se passa colpisce al cuore Berlusconi: se gli elettori cancellano quel che resta del legittimo impedimento è come se cancellassero, bocciassero, abrogassero tutto quello che Berlusconi va dicendo della giustizia, dei magistrati, della sua “persecuzione”. Prima ancora della sentenza su Ruby, di quella sul Lodo Mondadori, su Mills, su Mediatrade, su Mediaset, la “sentenza” degli elettori stabilirebbe che quei processi sono legittimi e doverosi, cosa che Berlusconi nega.

Si materializza quindi la possibilità che Berlusconi subisca il secondo colpo, quello che stende. La possibilità che Berlusconi non regga all’estate. Troppo astuta è stata giudicata dalla Cassazione la condotta del governo sul nucleare: abrogare leggi e provvedimenti per l’installazione di centrali nucleari in modo da non  far votare su quelle leggi e disposizioni, salvo poi eventualmente ripresentarli. Decisione della Cassazione che la destra giudica forzata e impropria. E non senza qualche ragione, abrogare per dribblare il referendum era una mossa da “furbetti del Parlamentino” politicamente discutibile ma appariva formalmente legale. Così non è stata giudicata, probabilmente perché il governo ha voluto strafare, non si è limitato ad abrogare, ha aggiunto postilla di ripescaggio del nucleare e ora si vota di fatto sulla “postilla”. Il governo ha fatto una ciambella con un buco tanto grande da finirci dentro e i “cocci” sono suoi.

Anche se non del tutto campata in aria è una certa aria del “bastona il cane che affoga”. Come che sia ora non resta a Berlusconi e al suo partito che ripararsi dietro un cespuglio: non opporsi al No al nucleare, non far muro al Sì all’acqua comunque e a prescindere pubblica, insomma su questi due referendum farsi vedere il meno possibile in campagna elettorale. E sul terzo, quello sul legittimo impedimento, quello su Berlusconi? Morettiano dilemma: ci si fa più male a difendere il legittimo impedimento o a sperare che gli italiani vadano quella domenica al mare? Non tira aria di mare per il 12 giugno e quella scheda che fa compagnia alle schede al seggio su acqua e nucleare è una tentazione, la tentazione del secondo colpo.