Reggio Calabria: Giuseppe Falcomatà (Pd) sindaco col 61%. M5s tonfo: 2.5%

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Ottobre 2014 - 09:04 OLTRE 6 MESI FA
Reggio Calabria: Giuseppe Falcomatà nuovo sindaco. Dopo 2 anni basta commissario

Giuseppe Falcomatà, nuovo sindaco di Reggio Calabria (foto Ansa)

REGGIO CALABRIA – Giuseppe Falcomatà, del centrosinistra, è il nuovo sindaco di Reggio Calabria. E lo diventa con un’affermazione nettissima, oltre ogni pronostico: alla fine dello scrutinio ha ottenuto il 60,99%. Il candidato di centrodestra Lucio Dattola, arrivato secondo, ha ottenuto il 27,33. Finisce così la gestione commissariale disposta dopo lo scioglimento dell’Ente per contiguità mafiosa.

L’altro dato politico che salta immediatamente agli occhi è la sostanziale scomparsa del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Basta tornare indietro di qualche mese, alle elezioni europee 2014. Con tutti i limiti di una comparazione tra tornate elettorali diverse resta un dato talmente significativo da non poter passare inosservato. A maggio 2014 M5s a Reggio Calabria era il secondo partito con oltre il 21% dei voti. Oggi, a distanza di pochi mesi, perde tutto o quasi: il suo candidato Vincenzo Giordano, con poco più del 2% delle preferenze. Significa più o meno 18 punti percentuali persi in sei mesi.

Si conclude così il periodo di commissariamento del Comune per contiguità mafiose protrattosi per due anni. Giuseppe Falcomatà è il figlio di Italo, che fu sindaco di Reggio dal 1993 al 2001, anno in cui morì a causa di una leucemia.

Prima di M5s è arrivato Paolo Antonio Ferrara (3,17%), a capo di un raggruppamento di liste civiche. Gli altri candidati sindaco, tutti espressione di liste civiche, hanno ottenuto: Stefano Morabito l’1,96%, Giuseppe Walter Musarella l’1,71%, Aurelio Chizzoniti, consigliere regionale uscente, l’1,68%, Giuseppe Siclari lo 0,37% e Francesco Anoldo Scafaria lo 0,24%.

Il comune di Reggio Calabria era stato sciolto a ottobre del 2012: il ministero dell’Interno aveva stabilito che a Reggio non c’era solo il rischio di infiltrazioni mafiose, ma che la mafia era già nelle stanze del comune e che esisteva una “linea di contiguità” con la classe politica.

Le inchieste hanno svelato il marcio nascosto dietro la patina del “Modello Reggio”: consiglieri comunali arrestati, politici che parlavano con i boss, due società municipalizzate (la Leonia e la Multiservizi) infiltrate dalle cosche, altre aziende a capitale pubblico sommerse dai debiti come l’Atam (l’azienda di trasporto cittadino) e sull’orlo del fallimento, ma soprattutto i bilanci comunali truccati, falsi almeno quanto gli spot che pubblicizzavano una città che nella realtà non esisteva.