Regionali Lazio, Picozza e Battisti (Civica Zingaretti): “Umanizzare maternità, donna al centro delle cure”

di Silvia Di Pasquale
Pubblicato il 16 Febbraio 2018 - 16:22 OLTRE 6 MESI FA
Regionali Lazio, Picozza e Battisti (Civica Zingaretti): "Umanizzare maternità, donna al centro delle cure"

Carlo Picozza e Alessandra Battisti intervengono al convegno “La nascita rispettata e il ruolo della società civile nel generare il cambiamento”.

ROMA – Umanizzare la maternità, migliorare le condizioni attuali dell’assistenza alla nascita, rimettendo al centro la donna, perché è lei il punto focale di ogni politica, atto o discorso che la veda coinvolta.

A sostenere con forza questo approccio alle cure nei confronti delle partorienti sono due candidati della Lista Civica Zingaretti Presidente alle regionali del Lazio, Carlo Picozza e Alessandra Battisti. Entrambi sono intervenuti nel corso del convegno “La nascita rispettata e il ruolo della società civile nel generare il cambiamento”, promosso dal Comitato per il Rispetto dei Diritti del Neonato.

Come rivelato lo scorso settembre da una ricerca nazionale realizzata dalla Doxa per conto dell’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica in Italia, si stima che negli ultimi 14 anni un milione di mamme italiane abbiano vissuto un’esperienza di violenza ostetrica durante il parto o il travaglio. Inoltre, si valuta che siano circa 20mila i bambini non nati per motivi legati all’assistenza sanitaria ricevuta nel primo parto. Dati che suggeriscono quanto sia rilevante un approccio alle cure che non leda la dignità della donna e del suo bambino, anche in vista di gravidanze future.

L’umanizzazione della nascita è un tema uscito fuori dal focus politico attuale, sebbene fino a pochi anni fa facesse parte delle politiche sanitarie. Picozza e Battisti tornano a porre l’accento sull’importanza di un’assistenza rispettosa, adeguata e amorevole per le mamme e i loro figli, partendo anche dal ruolo chiave delle ostetriche.

“Bisogna risanare questo deficit dell’umanizzazione delle cure – ha detto Picozza – E’ necessario rimettere insieme i cocci di un patto che si è spezzato tra operatori della sanità e pazienti. La dignità è la prima medicina, è una consapevolezza nuova e questo va fatto soprattutto quando al centro è la donna che deve partorire. Nel Lazio è in corso un baby sboom, la nascita trova delle barriere che vanno abbassate. A conti rimessi a posto, ci sono le condizioni per farlo, ma devono essere impegnate le dirette interessate”.

“L’indagine Doxa deve far riflettere e apre una luce nuova sul fenomeno della denatalità che tanto preoccupa a livello governativo, ma per il quale a oggi non abbiamo ancora visto misure idonee” ha specificato Alessandra Battisti, ricordando l’importanza del rispetto della dignità umana come parte integrante della cura: “C’è un ulteriore aspetto della denatalità che fino a oggi non era stato studiato. Si aggiungono all’aspetto economico delle pratiche di violazione dei diritti delle donne. C’è chi non ha avuto il secondo figlio dopo il primo perché si è sentita abusata e maltratta”. “A volte – ha ricordato Battisti – le donne ci hanno riferito di commenti estremamente umilianti sulla propria persona, sul proprio corpo, sui propri organi genitali”, frasi che per decenza la candidata non vuole ripetere.

Sul concetto di un nuovo umanesimo che metta al centro la donna durante il parto è intervenuta anche Elena Skoko, che insieme ad Alessandra Battisti ha fondato l’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica Italia: “La donna deve avere un’esperienza positiva con il parto – ha ribadito Skoko – deve essere accompagnata e rispettata in questo percorso. Deve avere la sensazione di avercela fatta, non solo di essere sopravvissuta”.

E il “Picozza e Battisti pensiero“, sostenuto anche dal deputato del gruppo Misto Adriano Zaccagnini, sembra essere in perfetta armonia con le nuove linee guida per il parto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, pubblicate lo scorso 15 febbraio; linee incentrate proprio sull’esperienza positiva del parto per le donne. Chi partorisce viene rimessa al centro. Non è trattata come oggetto delle cure assistenziali, ma come soggetto. L’atteggiamento di escluderla da quanto le sta accadendo, è un approccio antico, che va superato.