Regionali Lazio: il caso del plico non depositato del Pdl

Pubblicato il 8 Marzo 2010 - 19:56 OLTRE 6 MESI FA

Nel giorno della consegna delle liste del Pdl al Tribunale di Roma, dopo oltre una settimana di veleni, il protagonista è stato lui, quel plico – ironia della sorte rosso – che contiene la documentazione della lista di Roma del maggior partito del centrodestra e che sabato 27 febbraio non è stato depositato. Ma che potrebbe essere l’innesco di ulteriori polemiche e contrasti.

Lunedì comunque dopo mille peripezie l’innocente faldone rosso, sigillato da giorni, è stato letteralmente scortato dai carabinieri fino all’ufficio elettorale per il deposito definitivo. Una processione silenziosa e veloce per i corridoi del Palazzo di Giustizia – i militari davanti col plico in mano, i politici Pdl a seguire – che si è conclusa in quella stanza 23, dove tutto cominciò due sabati fa con un’apertura pubblica sotto gli occhi dell’ufficiale comandante.

Un pacco che però, per i legali del Pd, porterebbe con sé anche la chiave per scardinare la presentazione degli elenchi da parte del Pdl. Il plico, spiega l’avvocato Gianluigi Pellegrino, che cita un verbale dei carabinieri del 27 febbraio, “sarebbe rimasto incustodito dalle 12:00 alle 14:30, per poi essere vigilato dai militari. Alle 17:00 però il delegato Pdl lo avrebbe portato via, per poi riconsegnarlo alle 19:30”. Solo allora il pacco sarebbe stato sigillato dai militari. “Chi può essere sicuro allora – conclude il legale – che quello che è stato consegnato corrisponde a quanto era stato portato in tribunale entro le 12:00 del 27 febbraio?”

E non basta: in base alle indicazioni del nuovo dl la lista non può essere ammessa -spiega Pellegrino- “perché la documentazione doveva essere in mano al Pdl fino alle 12:00, ma loro ne sarebbero stati in possesso, invece, fino alle 19:30”. “Inoltre nel ricorso al Tar sarebbero gli stessi delegati del Pdl ad ammettere che il famoso plico conteneva una documentazione incompleta”: insomma, conclude l’avvocato, sarebbe proprio il dettato del dl del governo a escludere la lista Pdl. Una ricostruzione che però i vertici del Pdl smentiscono precisamente.

“Il pacco – dice il coordinatore del Lazio, Vincenzo Piso – è stato preso in custodia dai carabinieri, ma su questo avremo da dire tante altre cose, qualcuno dovrà rispondere delle tante falsità dette”. Il pressing attorno al pacco era iniziato stamattina, quando il Pd aveva presentato una diffida affinché i militari non riconsegnassero al Pdl la scatola dei documenti, chiedendo loro di consultare prima l’Autorita” giudiziaria: il pacco, infatti, conterrebbe atti pertinenti all’indagine penale, di competenza dei magistrati di Perugia, scaturita dalla denuncia presentata dallo stesso Pdl contro i Radicali e l’ufficio elettorale.

“Abbiamo presentato un’istanza di dissequestro – ha spiegato Piso che insieme a un gruppo di dirigenti Pdl ha ottenuto indietro la documentazione dei militari – e Perugia avrà copia di tutte le carte. D’altronde, se i carabinieri non avessero potuto, di certo non ce le avrebbero restituite”. La guerra del plico, o forse il giallo del pacco rosso, è solo all’inizio.