Regionali Lombardia, il montiano Ichino vota disgiunto: “Io sono per Ambrosoli”

Pubblicato il 18 Febbraio 2013 - 23:04| Aggiornato il 14 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Pietro Ichino rilancia il voto disgiunto: “Alle regionali voterò Ambrosoli“. Il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Lombardia, Umberto Ambrosoli, incassa l’endorsement dell’ex esponente Pd ora in corsa al Senato con la lista Scelta Civica, che segue quello di altri esponenti “montiani”. Un altro voto disgiunto come quello dell’ex presidentessa del Fai, Ilaria Borletti Buitoni, malgrado gli appelli di Mario Monti, il quale ha più volte chiarito che il “suo” candidato è Gabriele Albertini.  

“Il mio voto per Umberto Ambrosoli alle regionali lombarde – scrive il giuslavorista sul suo blog- nasce dall’amicizia antica che mi lega alla sua famiglia e a lui, cementata dal dolore per l’assassinio di suo padre e nell’autunno scorso mi sono convintamente impegnato a sostegno della formazione della sua lista civica e della sua candidatura”.

Ichino sottolinea la valenza civica della candidatura di Ambrosoli e spiega che “tra coloro che hanno scelto da tempo Ambrosoli in questo ultimo mese, molti nelle politiche nazionali voteranno per Monti”.

Poi ribadisce quanto sostenuto settimana scorsa in un’intervista al quotidiano la Repubblica: “Le figure di Albertini e Ambrosoli rappresentano due aspetti e due tendenze di una stessa società civile ambrosiana, onesta, laboriosa, europeista, convinta della necessità di riformare profondamente il nostro paese per fargli raggiungere i migliori parametri europei”, ricorda Ichino. “E – aggiunge – che la Lista Monti si propone di unire e rappresentare, sul piano nazionale, entrambe queste parti della società civile; cioè unire tutti i fautori della “riforma europea” dell’Italia, quale che sia la loro provenienza secondo le vecchie geometrie politiche”.

“Ne è conferma – ragiona Ichino – l’offerta di Albertini, in caso di vittoria, di un posto di rilievo nella propria giunta ad Ambrosoli“. Che, tra l’altro, proprio domenica in un’intervista a La Stampa ha precisato. “Io non mi sento il candidato di Bersani. La mia candidatura non nasce dalle segreterie di partito, ma da un patto civico. E poi la mia coalizione ha confini diversi, più ampi”.