Regionali Puglia: da Csm sì sofferto ad aspettativa Nicastro

Pubblicato il 18 Febbraio 2010 - 16:55 OLTRE 6 MESI FA

Sì sofferto dal Plenum del Csm alla concessione dell’aspettativa al pm di Bari Lorenzo Nicastro, che ha condotto le indagini sul ministro Fitto e che si candida alle regionali in Puglia con l’Italia dei Valori.

La decisione è passata con 13 voti a favore, 4 contrari e 4 astensioni. La maggioranza ha ritenuto che non vi fossero margini per negare l’aspettativa, essendo il diritto di elettorato “costituzionalmente garantito”.

Ma in tutti gli interventi è stata sottolineata “l’inopportunità” che Nicastro si candidi proprio nello stesso territorio in cui ha condotto le “delicate indagini su Fitto”. Come pure tutti hanno evidenziato l’inadeguatezza del’attuale legge che disciplina i casi di ineleggibilità e di incompatibilità.

Tra i più severi censori della legge il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, che ne ha sottolineato “incongruenze e imperfezioni” e ha ricordato che da parlamentare votò contro quel provvedimento.

«E’ mai possibile che un magistrato dopo aver fatto indagini si presenti alle regionali nello stesso territorio, mettendo in discussione la credibilità della magistratura oltre che la propria immagine?» si è chiesto Mancino, puntando l’indice sulla “distrazione” del legislatore su casi come questo e sostenendo l’assenza di margini perché il Csm potesse comprimere «un diritto costituzionalmente protetto», assumendosi peraltro «un ruolo di supplenza» esposto alle critiche di chi già oggi accusa il Consiglio di comportarsi come una “Terza Camera”.

Il vice presidente si è dunque schierato con la maggioranza, anche se era assente al momento del voto.

Voto che ha diviso i gruppi rappresentati a Palazzo dei marescialli. Contro hanno votato i laici Ugo Bergamo (Udc) e Letizia Vacca e Celestina Tinelli (del centro-sinistra); con loro il togato di Unicost Hiuseppe Maria Berruti. Si sono astenuti invece i togati Cosimo Ferri (magistratura Indipendente), Elisabetta Cesqui 8magistratura democratica), il laico del Pdl Gianfranco Anedda e il pg della Cassazione Vitaliano Esposito. Favorevoli tutti gli altri, ad eccezione di Giulio Romano, che ha abbandonato l’aula per invitare “tutti i magistrati a dare prova di responsabilita”. A contestare la tesi della maggioranza sono stati soprattutto Vacca e Berruti, secondo cui con lo strumento dell’interpretazione delle norme il Csm avrebbe potuto dire di no a Nicastro.

«E’ vero che c’é una norma costituzionale sul diritto di elettorato attivo e passivo; ma c’é anche una norma materiale della Carta che garantisce ai cittadini una giustizia imparziale» ha fatto notare Vacca, invitando il Csm a «non sottrarsi alle sue responsabilità» e dunque a valutare la legittimità del comportamento di un «pm con forte esposizione mediatica, che cambia cappello, e passa dalla toga all’impegno politico».

Un intervento possibile, quello del Csm, secondo Berruti, anche alla luce di una sentenza della Corte costituzionale che nel 2009 ha stabilito che «al magistrato è precluso l’organico schieramento con una delle parti politiche in gioco».