Le primarie dovevano rappresentare un modello virtuoso di partecipazione democratica, il fiore all’occhiello di una politica riformista vera e non a chiacchiere del traballante Partito Democratico. Bene, alle primarie il Pd ci si sta impiccando da solo, come dimostra il caso della rinuncia del sindaco di Bari a correre contro Vendola in Puglia, dopo aver fatto carte false – alla lettera – per poter competere senza rinunciare alla carica di primo cittadino.
Uno spettacolo indecoroso per chi ha a cuore le sorti del maggior partito d’opposizione, esilarante per la destra vincente. L’Udc, ago della bilancia ovunque, sembra sul punto di perdere la pazienza, Casini ci mette un attimo a girarsi dall’altra parte.
Il grottesco film mandato in onda dai dirigenti nazionali e locali del Pd conta vari protagonisti, tra vecchie glorie restie a cedere il passo e volti emergenti che al massimo possono fare le comparse. Il solito D’Alema ovviamente, che pur di compiacere i centristi non avrebbe esitato un momento a scaricare Vendola. Cioè quello stesso capopopolo-poeta che era riuscito nel miracolo di vincere una elezione che fosse una, ma che pare non accorgersi che è pur sempre espressione della minoranza di una minoranza. E Bersani, il nuovo segretario, la guida che finalmente avrebbe messo ordine nel pollaio democratico che dice? Niente, non pervenuto.
Dunque il sindaco di Bari, Michele Emiliano, non è più disponibile a fare le primarie per la scelta del candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Puglia per le regionali del 2010. Lo ha comunicato con una lettera inviata al segretario regionale del Pd, Sergio Blasi.
Emiliano traccia un resoconto della situazione e di come è stato «costretto» a dare la sua disponibilità a fare le primarie, ponendo la condizione che fosse approvata dal consiglio regionale che si riunirà il prossimo 19 gennaio la modifica alla legge regionale elettorale che abroga l’ineleggibilità dei sindaci e dei presidenti di province. Un emendamento che lo stesso Emiliano ha definito «salva-Bari» e non una legge «ad personam».
Nella lettera Emiliano definisce «inopportuno» il rischio di ulteriori fibrillazioni nella giunta comunale. Sono infatti numerosi i componenti della maggioranza di centrosinistra che hanno espresso netta contrarietà alla candidatura di Emiliano, perché verrebbe ad interrompersi l’esperienza in corso. Emiliano aveva dato solo tre giorni fa la sua disponibilità a fare le primarie, scendendo in campo nella competizione pre-elettorale con il presidente uscente della Regione Puglia, Nichi Vendola, leader di Sinistra Ecologia e libertà, che si è autocandidato già dal mese di novembre e sul cui nome sono contrari Udc e Idv. I due partiti sono invece favorevoli al nome di Emiliano.
A determinare la decisione di Emiliano, la propensione emersa nella riunione del comitato tecnico-organizzatore di fare le primarie il 17 gennaio, cioè due giorni prima della riunione del Consiglio regionale. Lo stesso Blasi aveva sottolineato la necessità di tenere le primarie il 17 per non influenzare il consiglio regionale: i gazebo, cioè, separati dalla legge elettorale. Emiliano invece aveva invece proposto la data del 24 gennaio.
Intanto, Enrico Letta, vicesegretario del Pd, ribadisce la chiusura del suo partito al governatore uscente Nichi Vendola: «Per vincere bisogna allargare all’Udc e all’Idv – spiega – ebbene entrambi i partiti dicono no a Vendola». Quanto al sindaco di Bari Michele Emiliano, finora l’uomo indicato dai democratici in alternativa a Vendola, per Letta è un «candidato più forte e aggregante di Nichi», tuttavia «deve essere chiaro: il Pd non è il centrodestra e di leggi “ad personam”, di cambiamenti di norme elettorali a due mesi dal voto non ne facciamo. Dopodiché, si vada al più presto alle primarie».
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