Regionali Sicilia: la mafia si è astenuta. Solo 46 detenuti su 7500 hanno votato

Pubblicato il 2 Novembre 2012 - 12:51 OLTRE 6 MESI FA
Regionali Sicilia: la mafia si è astenuta. Su 7500 detenuti solo 46 hanno votato

ROMA – Regionali Sicilia. Circolava una domanda: per chi ha votato la mafia questa volta? Non ha votato, ha disertato le urne, ha ingrossato le file degli astenuti influenzandoli. Se non è dato sapere come e per chi hanno votato i mafiosi in libertà, è sicuro l’orientamento nelle carceri: su 7500 detenuti solo 46 hanno partecipato al voto, 46 detenuti comuni. Lo scrive L’Espresso nell’inchiesta sul voto siciliano che uscirà domani 3 novembre. Al carcere di Pagliarelli a Palermo, “dove si trovano rinchiusi i mafiosi, su 1.300 detenuti solo uno si è presentato al seggio elettorale. Stesso identico atteggiamento a Catania, Agrigento e Caltanissetta”.

”La mafia ha votato. Vota per tutti, ma non per me. Io ho fatto arrestare 820 mafiosi”, rivendica il governatore della Sicilia appena eletto, Rosario Crocetta, a Servizio Pubblico su La7. E’ la giusta dose di orgoglio del candidato di sinistra che una affermazione elettorale in Sicilia finora se l’era solo potuta sognare. Ma la mafia sceglie gli uomini, non i partiti. E, nell’ultima competizione, non ha trovato nessun cavallo su cui puntare, nessuno era in grado di offrire alcunché. Fra l’altro, i boss mafiosi hanno antenne ben più sensibili di qualsiasi sondaggista per capire che vento tiri sul territorio: impongono uomini di fiducia da inserire in liste nelle quali sono ragionevolmente sicuri di farli eleggere.

Altrimenti il gioco non vale la candela. Una morale che si può trarre è che anche la mafia per questa volta abbia deciso di saltare un giro, ma non certo per disaffezione o per protesta. Difficile credere a una sconfitta del partito della mafia: piuttosto una immersione in attesa di tempi più propizi, magari nel frattempo contando su qualche uomo già inserito nelle istituzioni. Tempi più propizi che potrebbero essere favoriti dalla debolezza dell’esecutivo siciliano, costretto a navigare a vista e alle “geometrie variabili” come condizione di governabilità.