Regionali Sicilia: chi sono Musumeci, Crocetta, Micciché? Chi vincerà? Lombardo

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 19 Ottobre 2012 - 11:05| Aggiornato il 24 Ottobre 2012 OLTRE 6 MESI FA
L’ultimo sondaggio di Termometro Politico-Live Sicilia

PALERMO – Rosario Crocetta, Nello Musumeci, Gianfranco Micciché, Giancarlo Cancelleri, Giovanna Marano, Mariano Ferro: uno di questi sarà il vincitore delle elezioni regionali in Sicilia che emergerà dal voto del 28 ottobre prossimo.

Il sistema elettorale siciliano. Premesso che il Parlamento sta per approvare una riduzione dei consiglieri della Regione Sicilia, che dovrebbero passare da 90 a 70, nell’isola è in vigore un sistema misto, proporzionale con un correttivo maggioritario. Prevede che 80 dei 90 consiglieri (che in Sicilia sono chiamati deputati) del Consiglio regionale, l’Assemblea regionale siciliana, siano eletti con criterio proporzionale sulla base di liste di candidati concorrenti nei collegi elettorali provinciali: Palermo 20 seggi, Catania 17, Messina 11, Agrigento e Trapani 7, Siracusa 6, Ragusa 5, Caltanissetta 4 ed Enna 3.

Questi 80 seggi sono assegnati alle liste che abbiano superato lo sbarramento del 5% a livello regionale. Dei rimanenti 10 seggi, due sono assegnati rispettivamente al neoeletto Presidente della Regione e al candidato presidente giunto secondo. Gli altri 8 seggi vanno ai candidati della lista regionale (guarda i manifesti_ufficiali) più votata (regionale perché è la stessa per tutti i collegi provinciali: ne fanno parte 9 candidati incluso il candidato Presidente della Regione che ne è capolista) entro il limite dei 54 seggi (escluso il Presidente) a favore della coalizione vincente. Una volta raggiunta quota 54, non si può andare oltre e i seggi eventualmente rimanenti sono ripartiti tra i gruppi di liste di minoranza sulla base del totale dei voti validi conseguito a livello regionale da ciascun gruppo che abbia superato lo sbarramento del 5%.  Blog Sicilia delinea i quattro scenari possibili:

1) La coalizione collegata al Presidente eletto ottiene nei collegi provinciali un numero di seggi pari o superiore a 54: in tal caso non saranno eletti candidati della lista regionale, ma gli otto seggi saranno redistribuiti tra le liste di minoranza che hanno superato lo sbarramento. È quanto accaduto nel 2008, quando la coalizione di centrodestra guidata da Lombardo ottenne 61 seggi con il solo riparto proporzionale.

2) La coalizione collegata al Presidente eletto ottiene al proporzionale un numero di seggi compreso tra 46 e 53: risulterà eletto un numero di componenti della lista regionale che consente alla maggioranza di ottenere 54 seggi in Assemblea (oltre al Presidente), mentre i seggi eventualmente residui saranno distribuiti alle minoranze.

3) Se la coalizione collegata al Presidente eletto ottiene nei collegi provinciali tra 37 e 45 seggi, risulteranno eletti tutti i componenti del “listino” regionale e la coalizione vincente avrà comunque garantita una maggioranza di almeno 46 seggi (compreso il Presidente).

4) Se invece la coalizione collegata al Presidente eletto ottiene meno di 37 seggi nella parte proporzionale, gli otto seggi della lista regionale le saranno tutti attribuiti, ma ciò non consentirà alla coalizione vincente di disporre di una maggioranza assoluta in aula (46 seggi).

I CANDIDATI

Nello Musumeci, candidato presidente (foto presa da nellomusumeci.it)

Nello Musumeci, all’anagrafe Sebastiano Musumeci, nato a Militello in Val di Catania il 21 gennaio 1955. Sostenuto dal Pdl e La Destra, e dal Pid, Popolari d’Italia Domani, costola dell’Udc guidata dall’ex ministro dell’Agricoltura Saverio Romano di cui fa parte anche Totò Cuffaro, ex governatore ora in carcere. Non solo, Musumeci gode del placet di un amico importante, il governatore uscente Raffaele Lombardo. Lombardo, oltre a dimettersi da presidente della Regione, ha lasciato la segreteria del Movimento Per le Autonomie, partito da lui stesso fondato, che ora sostiene la candidatura di Gianfranco Micciché. Garbugli siculi.

Già presidente della provincia di Catania dal 1994 al 2003, parlamentare europeo per An dal 1994 al 2009 e sottosegretario al Lavoro (governo Berlusconi IV) per pochi mesi nel 2011, Musumeci proviene dal Movimento sociale italiano poi Alleanza nazionale, nel quale milita da quando aveva 15 anni. Con un posto in banca che gli garantiva la tranquillità economica, si è dedicato da sempre alla politica. “Era ‘fascista’, nel senso più puro e onesto del termine, quasi a sfiorare l’apologia”, lo ricorda il compaesano Giovanni Burtone, deputato del Pd intervistato da La Sicilia. Il primo libro che ha scritto è la biografia di Filippo Anfuso, ambasciatore della Repubblica di Salò a Berlino. Titolo eloquente: Duce, con voi fino alla morte.

Uscito da An, è stato uno dei fondatori de La Destra in Sicilia. Minacciato dalla mafia, ha vissuto sotto scorta dal 1995 al 2001 e dal 2005 al 2006. È il candidato favorito nei sondaggi. L’ultimo legalmente possibile (negli ultimi 15 giorni prima del voto non si possono pubblicare sondaggi) fatto da Termometro Politico-Live Sicilia, lo dava al 32,9% con 5 punti di vantaggio sul secondo, Rosario Crocetta. A Catania il suo consenso supererebbe il 40%. Altre roccaforti elettorali per lui sono le province di Messina e Trapani.

Rosario Crocetta (LaPresse)

Rosario Crocetta, nato a Gela l’8 febbraio 1951. Sostenuto da Pd, Udc e Api. Parlamentare europeo, ex sindaco di Gela, lavorava come perito chimico all’Eni e ha militato nel Pci, in Rifondazione Comunista, nel Pdci, poi nei Ds, quindi nel Pd. Se verrà eletto, sceglierà come assessore alla Sanità Lucia Borsellino, figlia di Paolo Borsellino. Famiglia divisa perché Rita, sorella di Paolo e zia di Lucia, è schierata con Giovanna Marano. Quando fu eletto sindaco di Gela, nel 2003 (dopo aver chiesto e ottenuto dal Tar un riconteggio dei voti che inizialmente l’avevano dato perdente di pochissimo), fu definito “il primo sindaco gay dichiarato d’Italia”. Anche per questo ha sorpreso tutti il suo recente voto di castità: “Se dovessi diventare presidente della Regione Sicilia dirò addio al sesso e mi considererò sposato con la Sicilia, le siciliane e i siciliani. Guidare la cosa pubblica è come entrare in un convento e non ho neanche più l’età per certe scorribande”. Rieletto nel 2007, si è dimesso da sindaco due anni più tardi, quando con 150 mila preferenze fu eletto al parlamento europeo.

Gay e antimafia, Crocetta da quando è stato eletto sindaco è entrato subito nel mirino nelle cosche. La Stidda, la mafia gelese, voleva ucciderlo già l’8 dicembre 2003, durante la processione dell’Immacolata. Aveva assoldato un killer lituano ma l’attentato fu sventato. Assegnatagli la scorta, gli è stata poi raddoppiata nel 2008, quando si è saputo di un altro attentato in preparazione.

Una figura di “rottura” che però in 6 anni di governo non ha risolto granché a Gela, che rimane una città schiacciata dall’inquinamento del polo petrolchimico, dall’abusivismo edilizio e soprattutto dalla disoccupazione. In più, quello che i mafiosi in un’intercettazione definivano il “comunista finocchio” non sembra disdegnare la real politik.

Di qui la sua candidatura a presidente della Regione, sostenuta da una strana alleanza fra gli eredi di un partito che in 60 anni ha governato solo dal 1998 al 2000, il Pd ex Pci-Pds-Ds, e dall’Udc, che ha “regalato” nell’ultimo decennio le presidenze di Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo (ex Udc), e che è erede di quella Dc che in Sicilia ha governato sempre. I sondaggi danno Crocetta al 27,7%, cinque punti indietro rispetto a Musumeci. I suoi “feudi” elettorali sono le province di Caltanissetta ed Enna.

Gianfranco Micciché con Toti Lombardo, figlio del governatore Raffaele (LaPresse)

Gianfranco Micciché, all’anagrafe Giovanni Micciché, nato a Palermo il 1° aprile 1954. Sostenuto da Grande Sud, Partito dei Siciliani-Mpa, Fli, Mps. Ex ministro delle e viceministro dell’Economia. Pupillo di Marcello Dell’Utri e fino a qualche tempo fa anche di Silvio Berlusconi, Micciché è cofondatore di Forza Italia in Sicilia e artefice del 61 a zero con il quale il centrodestra vinse in tutti i collegi siciliani alle politiche del 2001. L’ultimo sondaggio di Termometro Politico-Live Sicilia lo dà terzo, al 18,5%. Forte a Palermo e a Messina, sconta la sua “palermitanità” a Catania, dove ha un picco negativo.

Giovanna Marano

Giovanna Marano, nata ad Acireale il 23 aprile 1959. Sostenuta da Sel, Idv, Verdi e Federazione della sinistra, sul suo stemma elettorale c’è scritto Sicilia Libera, Claudio Fava presidente, a sottolineare che la sua è una candidatura al posto di Fava, escluso dalla competizione perché ha fatto troppo tardi il cambio di residenza. Sindacalista, è da molti anni una leader della Fiom siciliana. L’ultimo sondaggio la attesta al 7,9%. Va molto bene nei grandi centri, a Palermo e Catania, dove arriva alla doppia cifra. Di riflesso va male nel resto dell’Isola.

Giancarlo Cancelleri

Giancarlo Cancelleri, all’anagrafe Giovanni Carlo Cancelleri, detto Giancarlo o Cancellieri, nato a Caltanissetta il 31 maggio 1975. Sostenuto dal MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Nel suo curriculum vitae, pubblicato online, risultano le sue esperienze lavorative come magazziniere e geometra. Attivista grillino della prima ora, sta beneficiando – ma non troppo – dell’offensiva Grillo: una campagna elettorale, partita con una nuotata nello Stretto e continuata con un ritmo serrato di 35 comizi in 16 giorni. Il sondaggio di Tp-Live Sicilia lo dà al 9,3%, quarto fra i candidati presidente. Va bene a Siracusa, discretamente a Caltanissetta, a Palermo e a Trapani, mentre è sotto il 5% a Messina, Ragusa e Agrigento.

Mariano Ferro

Mariano Ferro, nato ad Avola (Siracusa) il 25 ottobre 1958, non ha nessuna possibilità di vittoria (i sondaggi gli danno percentuali dello zero virgola) ma lo prendiamo in considerazione perché è il candidato del Movimento dei Forconi, protagonista di una protesta che paralizzò la Sicilia lo scorso gennaio. Allora ne fece un ritratto molto dettagliato Marianna Rizzini per Il Foglio:

Avola, provincia di Siracusa, fine anni Cinquanta, famiglia di agricoltori che ancora vivono di speranze per l’annata buona e di dolori per l’annata cattiva. Mariano Ferro nasce “in mezzo alla polvere di mandorlo”, dice oggi, pieno com’è di nostalgia per un mondo “non globalizzato in cui la rovina non era dietro l’angolo”. Parla per metafore e proverbi, Mariano Ferro, leader agricolo dei forconi siciliani: “Stiamo vedendo un brutto film”, “ingoiamo rospi”. Parla con toni elegiaco-visionari (“la povera Sicilia che piange”, “il risveglio degli oppressi”, “la rivoluzione culturale di questa meraviglia”) e con una pacatezza che contrasta con l’irruenza da uomo di gran stazza: gesticola con vigore, tamburella le dita, sgrana gli occhi cerchiati per le notti di protesta, scuote con forza il capo sormontato dal cappellino blu (divisa forconista) e rigira un collo che quasi fa da appendisciarpa (nodo sempre lento). Aveva un’impresa di ortaggi, Ferro, ma è fallita due anni fa: venti ettari mangiati dai debiti (“siamo tutti pignorati, e siamo monoreddito, a casa mia: moglie casalinga e due figli all’università”, dice). Ferro è in prima linea a Catania, a Palermo e persino a Cagliari, in trasferta per gli amici pastori sardi, tanto più che il nome “forconi”, dice, se l’è inventato il capo dei pastori Felice Floris. E’ “stanco”, Ferro, così ha detto a Santoro in collegamento da una piazza del Sulcis, “stanco di rispondere a Ivan Lo Bello” che vede l’ombra della mafia allungarsi sul movimento – e pensare che Lo Bello, a ogni talk-show, non fa che ripetere che “Ferro è una persona perbene”, come se fosse altrove il problema, come se al massimo ci fosse dell’ingenuità, nella sua leadership, della debolezza che dovrebbe rinforzarsi “per il bene dei manifestanti”. Ma Ferro non vuol sentire distinguo, si inalbera, invita a contare “i quindicimila in piazza”, si accende di fervore “per la gente che vuole mandarvi a quel paese” (ce l’ha con i politici). “Siamo disposti a tutto, pure alla morte”, diceva qualche giorno fa, quando appariva improvvisamente distante da Richichi e da Morsello (poi con Richichi ha fatto pace). “Niente vertenze settoriali perché sennò ci fregate”, dice ai politici. Eppure Ferro nel suo passato la politica l’ha conosciuta. Gli è anche piaciuta, anche se ora la nomina come fosse sempre brutta, sporca e cattiva, viste le tante volte in cui si è candidato a sindaco di Avola con Forza Italia, sempre perdendo (“è stato trombato”, ha detto Richichi in un momento d’ira) e sempre perseverando (“ma oggi mi ritengo uno degli imbecilli che hanno creduto che Berlusconi potesse salvare l’Italia”, dice). La sua ultima digressione politica risale “a undici anni fa” (con Sergio D’Antoni, tentativo di candidarsi alla Camera), anche se la primaversa scorsa colloquiava pubblicamente con l’ex ministro dell’Agricoltura Saverio Romano (tema: le rivendicazioni pre-forconiste) e poi, a un’assemblea dell’Mpa, con Raffaele Lombardo: era un giorno d’estate, Ferro diceva “l’Italia è una barca con troppe falle” in tempi non sospetti per le metafore marittime inflazionate dal naufragio Concordia, e ammetteva uno sguardo “attento” verso Lombardo, pur nella critica (“lei appoggia Berlusconi che ha dato la golden share a Bossi”). Oggi dice: “Ci accusano di essere leccapiedi. Ma è una stronzata per distruggere il nostro scatto d’orgoglio”. Ferro si sente “fallito tra gente fallita”, pensa che questo sia garanzia di non permeabilità del movimento alla mafia (“chieda alla Digos che ci segue sempre”), si consola “nel mal comune” degli agricoltori-allevatori come lui. 

Riepilogo dell’ultimo sondaggio di Termometro politico-Live Sicilia: Nello Musumeci al 32,9%, seguito da Rosario Crocetta al 27,7%. Indietro Gianfranco Miccichè (18,5%), il grillino Giancarlo Cancelleri in crescita ma ancora sotto la doppia cifra, al 9,3%, chiude la graduatoria dei “candidati maggiori” Giovanna Marano con il 7,9%.

Secondo il Fatto Quotidiano il vincitore alla fine sarà uno solo: il governatore uscente Raffaele Lombardo, che ha preso d’infilata i partiti dimettendosi e indicendo le elezioni, cosa che non ha dato loro il tempo di riorganizzarsi. E fra i candidati favoriti, tutti hanno un legame con Lombardo: Musumeci l’amicizia personale, Crocetta i partiti “amici” Pd e Udc, mentre Micciché è sostenuto dal partito di Lombardo (Mpa) e candida in lista il figlio del governatore, Toti Lombardo, 23 anni.

nessuno riuscirà a ottenere la maggioranza parlamentare. Ci sarà bisogno di una larga alleanza e il sistema Sicilia ringrazia. La seconda è che, chiunque vinca tra Crocetta, Micciché o Musumeci, in un modo o nell’altro Raffaele Lombardo trionferà: con Crocetta ci sono gli amici del Pd e un possibile patto post voto; con Musumeci, oltre la riconoscenza, ci sono diversi ex lombardiani e notabili del Pdl che gli sono rimasti devoti. E se poi dovesse vincere Micciché, ancora meglio.