Regione Lazio, sulla revisione del bilancio si vedrà se la Giunta Polverini lavora meglio di quella Marrazzo

di Marcello Degni
Pubblicato il 6 Agosto 2010 - 10:55| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA

Polverini: "Aho, tajate, tajate!"

Nonostante il mese di agosto il Consiglio regionale del Lazio è chiamato a esaminare l’assestamento del bilancio 2010. Il confronto è tra il lavoro fatto da Renata Polverini e il primo assestamento della Giunta Marrazzo, quello del 2005, che contribuì a spingere fuori controllo la spesa in conto capitale, con un piano di investimenti inutili e micro settoriali per ben 500 milioni. Ma bisognava dare “un’anima” al provvedimento, si disse allora, rispondendo evidentemente, anziché ai numeri, a richiami dello spirito. L’assestamento 2010 sembra muoversi invece nella giusta direzione.

Ecco i punti in cui si articola l’azione di bilancio della nuova Giunta e quello che ci si aspetta per un effettivo colpo di timone.

Primo, affronta il nodo dello squilibrio strutturale di parte corrente, tagliando drasticamente i capitoli in libera disponibilità. Il disavanzo di parte corrente del bilancio regionale, al netto della sanità, presenta uno sbilanciamento strutturale, che si è consolidato nel corso della passata legislatura. Per realizzare il pareggio formale sono stati sovrastimati, sul versante delle entrate, i recuperi, mentre i margini acquisiti con la politica di bilancio nel corso dell’anno venivano assorbiti dai disavanzi sanitari, sempre maggiori rispetto alle iniziali previsioni. Il contenimento della spesa corrente è stato inferiore alle criticità richieste dal bilancio regionale. A fronte di uno squilibrio effettivo, intorno ai 300 milioni annui, è necessario un avanzo pari ad almeno alla metà, per fronteggiare il risanamento dei conti. Per conseguire questo obiettivo è necessaria una azione pluriennale. Il fatto che si cominci subito è coraggioso e positivo.

Secondo, si riducono gli stanziamenti in conto capitale, assolutamente sproporzionati rispetto alla capacità di indebitamento della Regione nei prossimi anni. La possibilità di contrarre debiti per l’attivazione di investimenti e la struttura del bilancio regionale alimentano una sorta di illusione finanziaria per cui diventa evanescente il peso relativo al reperimento dei mezzi per questa tipologia di spesa. Nella fase di formazione del bilancio, ad un assessore che protesta per i tagli proposti ai propri capitoli, spesso si propone un incremento degli stanziamenti di parte capitale, confidando nella lentezza amministrativa, che tradurrà quella somma in impegni e pagamenti solo dopo molti esercizi (o magari trasformerà l’intenzione di spesa in una economia di bilancio) . Questa prassi ha portato gli impegni dalla cifra già elevata del 2005, di 1.730 milioni, ai 2.500 milioni del 2009 (con un incremento di 200 milioni rispetto al 2008) . Lo scarto tra impegni e pagamenti è notevole, ma la massa di obbligazioni alla lunga si scarica sulla cassa e aumenta la massa dei mandati. La situazione richiede una rigorosa analisi degli impegni in essere, attivando una robusta politica di cancellazione. Gli investimenti vanno commisurati alla capacità di indebitamento della Regione che, per la legislatura appena avviata, non può superare i 500 milioni annui. Una politica di selezione delle decisioni intraprese, disimpegnando le troppe intenzioni di spesa attivate nel recente passato è stata avviata e, come dice il proverbio, chi ben inizia è già a metà dell’opera.

Terzo, si predispone il bilancio regionale al recepimento della manovra nazionale recentemente approvata dal Parlamento (il decreto-legge 78). Come hanno affermato i Presidenti di tutte le Regioni italiane in un documento approvato all’unanimità, la manovra estiva colpisce in modo iniquo le Regioni e determinerà una contrazione dei servizi da queste fornite ai cittadini. La conseguenza, registrata nell’assestamento, si ritrova nella riduzione dei trasferimenti al sistema dei trasporti, a comuni e province, alle imprese nei vari comparti (PMI, artigianato, commercio). Secondo la CGIA di Mestre, che ha elaborato dati forniti dalla Corte dei Conti, la spesa complessiva del 2009 per le regioni a statuto ordinario soggetta alle regole del patto di stabilità interno ammonta a 37 miliardi per le regioni a statuto ordinario ed è interessata da una manovra di 4 miliardi per il 2011 e 4,5 miliardi per il 2012 (cifre analoghe sono riportate nell’articolo di Massimo Bordignon sulla Repubblica Affari e finanza del 21 giugno 2010, che considera solo i tagli per il 2012). Ciò significherebbe per il Lazio, che rappresenta una quota pari a circa il 10 per cento, una contrazione di 400 milioni per il 2011 e 450 milioni per il 2012. Una quota preponderante di questa spesa, (il 67 per cento, se si considera la ripartizione del 2009 tra spese in conto capitale e spese correnti assoggettate al patto nella Regione Lazio), andrebbe ascritta alle spese correnti (268 milioni nel 2011 e 301 milioni nel 2012). Rridurre servizi e trasferimenti diventa una scelta inevitabile.