Fontana, Cirio, Musumeci, De Luca, Emiliano… Chi è rosso vuole diventare giallo e viceversa

di Alessandro Avico
Pubblicato il 5 Novembre 2020 - 12:21 OLTRE 6 MESI FA
Fontana, Cirio, Musumeci, De Luca, Emiliano... Chi è rosso vuole diventare giallo e viceversa

Fontana, Cirio, Musumeci, De Luca, Emiliano… Chi è rosso vuole diventare giallo e viceversa

Regioni rosse che avrebbero voluto essere gialle e regioni gialle o arancioni che avrebbero voluto essere rosse. Governatori che vogliono aprire e altri che vogliono chiudere.

Regioni rosse, gialle, arancioni, governatori che si lamentano anche se “salvati”. Fontana, Cirio, Musumeci, De Luca, Emiliano: tra di loro c’è chi è diventato Regione rossa e non è contento. E c’è anche chi è diventato Regione gialla e non è contento lo stesso.

Fontana (Lombardia rossa ), Cirio (Piemonte rossa) e Musumeci (Sicilia arancione) avrebbero voluto essere gialli, con divieti, chiusure e restrizioni più soft. Invece De Luca (Campania gialla) ed Emiliano (Puglia arancione) avrebbero voluto essere rossi, quindi chiudere tutto, nuovo lockdown e di fatto isolarsi dal resto d’Italia.

Insomma, la divisione delle Regioni in base al rischio contagio fatta dal Governo Conte, non piace a molti governatori. Non piace perché dati alla mano, dicono, andavano prese decisioni differenti. Decisione “ingiusta”. Una scelta “assurda”, uno “schiaffo ai lombardi”. L’attacco dei governatori delle Regioni inserite nella zona rossa e arancione di fatto è partito un minuto dopo la fine della conferenza stampa di Conte. C’è la Regione Calabria (rossa) che vuole anche fare ricorso…

Butta benzina sul fuoco Salvini: “Chiudono in casa milioni di italiani, in diretta tivù, sulla base di dati vecchi di 10 giorni, senza garantire rimborsi adeguati. E intanto lasciano sbarcare più di 2.000 clandestini in poche ore”. Parole che fotografano le divisioni profonde e il clima dei prossimi giorni, tutto il contrario dell’unità chiesta dal capo dello Stato Sergio Mattarella.

Le parole dei governatori scontenti

Il più duro è il governatore della Lombardia Attilio Fontana. La Regione dall’inizio della pandemia è quella che più ha sofferto e che continua ad avere gli indici più alti. “Le richieste formulate dalla Regione Lombardia non sono state neppure prese in considerazione. Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita”.

Di scelta “ingiusta” parla invece il presidente facente funzione della Calabria Nino Spirlì. “L’ho appreso alle 20 dalla telefonata del ministro Speranza con costernazione, rabbia e sgomento. Penso alle migliaia di imprese che saranno costrette a chiudere i battenti forzatamente e, a mio parere, senza un motivo valido”.

Tra chi è finito in zona rossa, l’unico per il momento a difendere le scelte del governo è il governatore della Valle d’Aosta Erik Lavevaz. “La situazione è difficile e serve una presa di coscienza da parte di tutti. Più saremo attenti nell’applicare le prescrizioni, anche nella vita privata, prima la situazione sanitaria migliorerà e prima torneremo alla normalità. Dobbiamo essere tutti coesi nell’impegnarci al massimo oggi per essere liberi domani”.

Resta invece in silenzio il presidente della Piemonte Alberto Cirio, salvo poi sfogarsi il giorno dopo: “Ho passato le ore a rileggere i dati, regione per regione, a cercare di capire come e perché il Governo abbia deciso di usare misure così diverse per situazioni in fondo molto simili. Voglio che mi si spieghi la logica di queste scelte pretendo dal Governo chiarezza”.

Nello Musumeci, presidente della Sicilia finita in zona arancione, urla la sua rabbia. “E’ una scelta assurda e irragionevole. L’ho detto e ripetuto stasera al ministro Speranza che ha voluto adottare una decisione al di fuori di una legittima spiegazione scientifica”.

Gli scontenti al contrario

In zona arancione c’è anche la Puglia. Michele Emiliano per il momento non parla ma le scelte fatte in concomitanza con la conferenza stampa di Conte lasciano intendere che il governatore pugliese abbia più di un punto in disaccordo con il governo. Il Dpcm prevede infatti che nella zona arancione siano in presenza le scuole dell’infanzia, le elementari e le medie. Ma Emiliano ha fatto sapere che resta in vigore l’ordinanza che stabilisce la didattica a distanza per tutte le scuole di ordine e grado ad eccezione di quelle dell’infanzia.

Poi ci sono quelli che chiedevano il lockdown nazionale, come Vincenzo De Luca (Campania, gialla). La sua regione si è salvata, per il momento e nonostante la situazione di Napoli. Ma l’attacco al governo è comunque pesante. “Si assumerà la responsabilità sanitaria e sociale conseguente alle sue scelte, sempre ritardate, e sempre parcellizzate” dice il presidente della Campania annunciando che lascerà tutte le scuole chiuse. (Fonte Ansa).