Renato Brunetta: “Bravo Professore, l’accordo blocca spread? Un flop di successo”
ROMA – L’ex ministro Renato Brunetta, in un’intervista per Il Giornale del 30 giugno spiega il suo punto di vista sull’accordo “blocca spead” raggiunto dal premier Mario Monti. Secondo l’ex ministro della Funzione Pubblica, nella sfida con la Germania il vero vincitore è Balotelli. L’economista e coordinatore dei dipartimenti del Pdl, nella sua sentenza di condanna senza appello aggiunge che il Professore Mario Monti “ha ottenuto il massimo del niente”.
Professore, che cosa non la convince del meccanismo che dovrebbe mettere l’Italia al riparo dalla febbre da spread?
“Premessa: non voglio essere ingeneroso con Monti, che considero serio e determinato: con questa Unione europea miope, egoista, priva di qualsiasi visione strategica non si poteva pretendere di più. Se questo gioco di specchi funziona, chapeau . Ma se funziona, allora vuol dire che i mercati non sono altro che tigri di carta. Ne dubito, perché questo scudo non è neppure una scacciacani”.
Men che meno quel bazooka piùvolteinvocatodurantelacrisi?
“Figuriamoci…L’arma letale sarebbe stata l’attribuzione alla Bce dei poteri di prestatore di ultima istanza. Consentire a Draghi di stampare moneta, così come fa la Federal Reserve Usa”.
Come chiedere alla Germania di adottare gli Eurobond…
“Appunto: impossibile. A Berlino si può imputare, come una delle colpe più gravi, di non aver subito aggredito la crisi greca. Bastava mettere sul piatto 50 miliardi, e la partita si chiudeva. Invece si è preferito demonizzare i governi, fino al punto da infliggere pesanti ferite democratiche, creare un clima populista e antitedesco”.
I mercati sembrano però aver dato una lettura diversa del vertice di Bruxelles: un abbaglio collettivo?
“Innanzitutto aspettiamo lunedì. E poi, ripeto: solo modificando lo statuto della Bce l’effetto di deterrenza sarebbe massimo. In realtà, Monti non ha fatto altro che spostare sui fondi salva-Stati Efsf ed Esm l’onere di somministrare quella che non è altro che tachipirina finanziaria. Interventi che sono, peraltro, già previsti dallo Statuto. Ma così con cambia nulla: le risorsedei fondi appartengono agli Stati dell’euro zona e alla Bce. E, si badi bene, si tratta di risorse limitate: 700miliardipossonoprestodiventare l’oggetto del desiderio dellaspeculazione”.
Sembra tuttavia significativa l’esclusione del Fondo monetario internazionale dai compiti di controllo cui saranno assoggettati i Paesi che faranno ricorso allo scudo.
“Questo è un argomento molto delicato. Quando l’Fmi interviene, è come se una famiglia chiedesse aiuto alla Caritas. Ma quando il Fondo scende in campo, scatta un vero e proprio commissariamento. La Merkel sostiene che il controllo sarebbe solo interno, cioè riconducibile all’Ue e alla Bce, ma ciò non elimina le perplessità sull’inefficacia dello strumento. Sa perchè sulle banconote da dieci dollari è raffigurato Alexander Hamilton, primo segretario al Tesoro degli Stati Uniti? Il solo, oltre a Benjamin Franklin, ad avere questo onore riservato ai presidenti?.”
Me lo dica lei…
“Hamilton ha avuto il merito di battersi per la creazione di un unico sistema monetario, con Washington che si faceva carico dei debiti dei singoli Stati. Ci riuscì, salvandoli dalla bancarotta e producendo una grande forza di coesione che eliminò le voglie di secessione”.
E quindi?
“Hamilton insegna che la sola moneta non basta a tenere insieme più Stati: per federalizzare i debiti, occorre un’unione politica,fiscale, bancaria e una banca centrale col potere di stampare moneta. Tutte queste cose l’Europa non le ha fatte finora e non le farà nel futuro prossimo venturo. Allora, io dico a Monti: meglio far da soli”.
Come, uscendo dall’euro?
“Macchè, l’unica soluzione è attaccare il debito”.
Con i soliti strumenti?
“Non parlo di manovre, nè di patrimoniali. L’idea è quella di conferire a un fondo di capitali gli immobili pubblici, gli asset di società quotate, magari le riserve auree eccedenti i vincoli dell’euro e valutarie in modo da poter emettere bond a tripla A. Questo strumento permetterebbe il passaggio dell’Italia da un’economia sovietica a un’economia capitalistica. Questo sarebbe il vero antibiotico, rafforzato dalle vitamine delle liberalizzazioni e privatizzazioni, contro lo spread. Darebbe un segnale fortissimo ai mercati, ma non solo: ci libererebbedall’oppressionefiscale, da questo mood pessimista e dalla subordinazione nei confronti della Merkel”.
In termini pratici, quale sarebbe l’impatto sul rapporto debito- Pil?
“Con un piano serio, per cui è indispensabile la coesione politica, in cinque anni è possibile abbassare il debito sotto il 100% del Pil. Nessuna manovra lo può fare. Tantomeno la tachipirina dello scudo antispread”.