Renzi: “Astensione non è colpa mia. Riforme subito”. E la Direzione vota sì

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Dicembre 2014 - 18:30 OLTRE 6 MESI FA
Renzi: "Astensione non è colpa mia. Grillo salta. Occhio alla nuova destra"

Matteo Renzi (Foto Lapresse)

ROMA – “La riforma elettorale non slitta, anzi, va calendarizzata al più presto. Beppe Grillo salta, ma avanza una nuova destra. L‘astensionismo alle elezioni regionali in Emilia Romagna non è colpa mia, non è causato dalla disaffezione per il Jobs Act, che è la riforma più di sinistra mai fatta nel mercato del lavoro. Dobbiamo accelerare sulle riforme, soprattutto sull’Italicum. La Direzione voti e dica se è d’accordo”: il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, parla alla direzione del Pd. E la direzione vota e dice sì. Ma la minoranza non partecipa alla votazione.

Renzi apre la direzione citando Marx per commentare la scarsa affluenza alle urne:

“Parto da una lettura ‘marxiana, se non ‘marxista’. ‘I filosofi hanno solo interpretato il mondo, si tratta ora di cambiarlo, diceva, e il rischio è quello di una discussione che sia solo sull’interpretazione del mondo quando bisogna cambiarlo'”.

 “Il Jobs Act ritengo sia la riforma più di sinistra mai fatta nel mercato del lavoro. Non posso escludere che qualcuno non sia andato a votare per il Jobs Act, ma dire che per questo c’è stato il crollo in Emilia-Romagna è un esercizio ambiguo”.

Più che sull’astensionismo, Renzi punta sulla vittoria in Calabria:

“Le elezioni regionali in Calabriasi sono vinte per lo straordinario risultato di Oliverio e del Pd calabrese e la sua vittoria dimostra che il Pd è un partito plurale. Oggi Mario ha una responsabilità gigantesca, riportare non solo la legalità, l’idea di sviluppo in Calabria”.

Il premier tende la mano agli espulsi del Movimento 5 stelle:

“Oggi è possibile un percorso di coinvolgimento di quella parte del M5S che non ritiene più il blog come la bussola propria. Il Pd è il partito che ha fatto saltare Beppe Grillo”.

Ma il pericolo, per Renzi, è la “nuova destra che avanza”,

“che gioca la carta dell’immigrazione in modo spregiudicato forse perché nelle periferie possiamo e dobbiamo fare di più. Il Pd non deve sottovalutare la nuova destra e guardarla negli occhi su terreno da sempre scivoloso per la sinistra, come l’immigrazione, su cui noi abbiamo visione opposta”.

Il premier ha anche chiesto di accelerare con le riforme:

 “Io chiedo un voto sulla convinzione di proseguire il disegno delle riforme per capire se la direzione del Pd è convinta che le riforme vadano accelerate e non rallentate. La proposta di Berlusconi sul fare prima l’elezione al Colle che la legge elettorale è da respingere al mittente, ora dobbiamo tradurre l‘Italicum in atto di legge non perché volgiamo andare a votare”.

Sulle cene all’americana, con coperti da migliaia di euro per raccogliere fondi, Renzi ha detto:

 “Qualcuno ai banchetti ci ha detto che non è andato a votare per le cene da mille euro. Ma io le rivendico. Perché il Pd è l’unico partito che non manda in cassa integrazione i propri dipendenti, la Lega lo fa, Forza Italia altrettanto. Noi no, siamo differenti”.

Renzi incassa l’ok sulla tempistica delle riforme, ma la minoranza dem non partecipa al voto. Ancora troppo “profonde le differenze con Matteo Renzi”, secondo Stefano Fassina. “Alcuni di noi non hanno partecipato al voto sulle riforme non perché non le vogliamo, ma perché non sappiamo con chi vanno avanti”. A confermare il non voto della minoranza è stato poi Davide Zoggia. Insieme a lui si sono astenuti anche Alfredo D’Attorre, Gianni Cuperlo, Barbara Pollastrini, Roberta Agostini, Stefano Fassina, Francesco Boccia e Margherita Miotto.

I due voti contrari all’ordine del giorno sono invece arrivati da due esponenti dell’area che fa capo a Pippo Civati, ancora presenti alla riunione.