Renzi chiude il ‘Big Bang’: “Facce nuove”. Bersani: “Sono idee anni ’80”

Pubblicato il 30 Ottobre 2011 - 18:29 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Continua lo scontro a distanza nel Pd tra Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani. Da Firenze, il leader dei ‘rottamatori’, chiudendo la ‘tre giorni’ insiste: “Il mio Pd non parte dai dirigenti per poi dare una linea agli eletti. Ma parte dagli elettori, che sono i veri protagonisti. Il marchio del Pd non lo hanno registrato Bersani o Veltroni, ma lo registrano ogni volta migliaia di cittadini che vanno alle primarie. Bisogna avere il coraggio di dire che in un Paese non e’ normale che cambino tutte le volte i simboli dei partiti e rimangano le stesse facce”. E, incalza, “siamo pronti ad una battaglia d’idee dentro il centrosinistra. Mandando in pensione il berlusconismo spero si mandi in pensione anche l’antiberlusconismo, quello che attacca chi non la pensa come te”.

Ma il segretario del Pd, Bersani, a Napoli per l’iniziativa ‘Finalmente sud’, non esita a replicare: “Le idee le vedremo… Dico solo, attenzione a non scambiare per nuove delle idee che sono ‘usato degli anni 80′. Con certe idee – osserva – siamo finiti nei guai. Tutto qua. E’ una discussione di merito”. Renzi pero’ rilancia: “E’ evidente che c’e’ un problema di rapporto con le vecchie ideologie dei partiti. Lo dico con il massimo rispetto verso Pier Luigi Bersani”.

La conclusione del ‘Big Bang’: “Io segretario? Non ci penso proprio”. La sua candidatura sul piatto ancora non c’e’, ma Matteo Renzi sembra avere la strada spianata almeno per un posto tra gli sfidanti alle primarie del centrosinistra, sempre che alla fine si facciano. Non farle, per il sindaco fiorentino, sarebbe ”peggio di un crimine”, un ”errore madornale”.

Dalla tre giorni del Big Bang alla Stazione Leopolda, la seconda edizione dei ”rottamatori”, Renzi porta come dote 100 idee, da stasera su internet su una WikiPd ”a cui tutti possono dare il loro contributo”, per portare ”una speranza nuova” senza piu’ un partito dove vince la burocrazia, ”fatto di slogan”. Una speranza che deve avere il volto del Pd ”che abbiamo”, ma cambiando ”le facce dei politici”. Per realizzare l’obiettivo servono le primarie, senza le quali il pd dovrebbe cambiare nome: ”non piu’ democratico ma totalitario”, aggiunge ospite di Fabio Fazio, a che Tempo che fa’.

L’immagine del ”rottamatore” ora sembra andargli un po’ stretta: ”Tutti usano questa parola”. Ma non sara’ lui ad abbassare la testa nella polemica a distanza con il segretario Pierluigi Bersani, tornato ad attaccarlo. Non e’ un problema di anagrafe, ”senza il Presidente Giorgio Napolitano, il Paese sarebbe a carte quarantotto”.

Quello che Renzi e i suoi nuovi compagni, primo fra tutti Matteo Richetti, vogliono e’ un partito nuovo, non la riproposizione di un modello del ‘900, nel quale gli elettori scelgono i dirigenti e chi deve contrapporsi al candidato del centrodestra, un partito fatto da ”pionieri e non da reduci”. Pionieri che non sembrano poter annoverare Nichi Vendola, al quale da’ una nuova stoccata: ”Con il suo tradimento a Prodi uccise la speranza aprendo alla stagione degli inciuci”.

Dal palco della Leopolda che non sara’ replicata il prossimo anno, ma da dove molti lo invitano a candidarsi (il premio Strega Edoardo Nesi, l’economista Luigi Zingales, Martina Mondadori), Renzi non parla molto di Berlusconi e spiega il motivo: ”Siamo qui per parlare del futuro e lui non e’ il futuro”.

Pero’ non risparmia l’attuale premier, accusandolo non tanto per le leggi ad personam quanto per ”aver portato il nostro Paese, nell’immaginario collettivo, a essere come la sede della volgarita’ e della banalita”’. E per chi non avesse capito il riferimento, il primo cittadino di Firenze lo chiarisce quando dice di soffrire pensando che i suoi figli ”possano avere una visione della donna o dell’uomo in cui si paga per avere una donna, in cui si fa politica semplicemente partecipando a degli incontri particolari”.

Il sindaco per il momento non si candida alla segreteria del Pd, ”non so se alla fine lo faremo” dice, ma con le 100 idee e’ convinto che le oltre 10.000 persone che sono circolate alla Leopolda, e gli oltre 500 mila contratti via streaming, hanno fatto un piacere all’Italia ”restituendo dignita’ alla politica”, e vuole che l’Italia torni a essere ”patria della bellezza e non della volgarita”’. Una situazione nella quale il centrosinistra non puo’ non vincere, ”se accadesse saremmo da Tso, da trattamento sanitario obbligatorio”. Il suo auspicio non e’ che nel pd non si litighi piu’ ma che ”si litighi meglio”, sui contenuti: ”Non si ferma il vento con le mani, non si ferma il desiderio di chi ha voglia: apriamo, spalanchiamo le porte della politica”, conclude rivolgendosi ancora a Bersani.