Letta a Renzi: “Io vado avanti”. Renzi a Letta: “Vedremo domani”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Febbraio 2014 - 14:14 OLTRE 6 MESI FA
Renzi-Letta, "posizioni distanti". Il premier: "dovete sfiduciarmi"

Renzi-Letta, “posizioni distanti”. Il premier: “dovete sfiduciarmi”

ROMA – Fra  Matteo Renzi ed Enrico Letta le posizioni restano distanti: dopo un’ora o poco più di faccia a faccia il segretario in un tweet fa sapere che parlerà domani, in Direzione Pd, “a viso aperto“. Mentre fonti di Palazzo Chigi confermano che Letta annuncerà in conferenza stampa che “per lui si va avanti“.

Se è stato un mezzogiorno di fuoco a Palazzo Chigi, non si sono uditi spari né visti proiettili: Matteo Renzi ed Enrico Letta si sono visti, si sono parlati e quindi congedati senza far trapelare nulla. A parte qualche voce di corridoio che riferisce di uno stallo granitico: i due sono fermi alle loro posizioni di partenza. Letta deciso ad andarsene solo se qualcuno glielo dice in faccia, avrebbe detto “mi devono sfiduciare” denunciando la “manovra di Palazzo“, e Renzi laconico sul colloquio (“è andato così così”).

Muro contro muro, traducono i giornali nelle edizioni online. Letta nel fortino assediato, Renzi spinto e strattonato a impegnarsi di persona dagli stessi che hanno abbandonato il presidente del Consiglio attuale al suo destino. E cioè l’attuale maggioranza e il partito Democratico.Per non dire del Presidente della Repubblica Napolitano che ufficializzando la sua neutralità e dando carta bianca al Pd, di fatto gli ha negato la copertura istituzionale (e politica) più alta.

Per ora la cronaca politica non può riferire altro: nel pomeriggio però è attesa la conferenza stampa del premier. Il faccia a faccia da cui dipende il destino del governo del Paese, stranamente, lascia indifferenti i mercati: neanche il rischio concreto e tangibile di crisi politica, di sospensione del principio di stabilità, eccita gli investitori che anzi stanno facendo man bassa di Bot. Lo spread, che negli ultimi anni ha giocato da protagonista ogni partita governativa, è rimasto in panchina (e ben sotto i 200 punti).