“Basta con i De Coubertin, proviamo a vincere”: il rottamatore Renzi torna all’attacco dei vertici Pd

Pubblicato il 5 Novembre 2010 - 19:00 OLTRE 6 MESI FA

Matteo Renzi

Matteo Renzi, il “rottamatore” del Pd, ha invitato ancora una volta i vertici del partito a farsi da parte: “Basta con i De Coubertin, proviamo a vincere”. Il sindaco di Firenze, intervistato da Marco Imarisio per il Corriere della Sera, si è spinto oltre: ”Sono disposto a non usare piu’ la parola rottamare se la maggior parte di loro cambia lavoro”.

Secondo Renzi ”nel Pd sono tutti impegnati a dissertare su come morire. Chi non vuole morire democristiano, chi socialdemocratico e così morendo, io non voglio morire decoubertiano. Non voglio partecipare, voglio vincere le elezioni, almeno una volta per vedere che effetto che fa”.

Renzi ha ammesso che l’abuso della parola “rottamazione” è ”diventata una caricatura ridicola che ci viene attaccata addosso con malignità”. La malignità a cui si riferiva sarebbe quella di una parte del Pd a cui Renzi ”non sta simpatico” ma chiede di ascoltare le sue proposte, sul rinnovamento generazionale, sugli investimenti sulla banda larga o sulla sostenibilità energetica: ”Noi abbiamo semplicemente proposto il limite di tre mandati parlamentari. Perché da venti anni il centrosinistra ha la stessa classe dirigente. E forse non si può mettere il vino nuovo nelle botti vecchie. Rivendico quella frase anche se ha scatenato un processo alle intenzioni basato solo su una parola”.

Renzi ha poi cominciato ad incalzare: “Capisco che qualche rottamando si sia risentito ma io parlavo delle carriere politiche, non delle persone. Se qualcuno sovrappone le due cose è un problema suo”. Con questa campagna di rottamazione, Renzi è consapevole di aver messo in mano ai suoi ”nemici”, un’arma ”terminologica” per evitare le questioni e parlare d’altro. Come le elezioni, verso le quali il sindaco di Firenze spinge più che per un governo tecnico: ”Nel 2008, quando noi dell’Unione ci siamo suicidati non mi sembra che Berlusconi abbia chiesto un governo tecnico. In un mondo normale l’opposizione si prepara al voto” perché ”la questione della legge elettorale è un grande bluff. Se c’è accordo per cambiarla, i numeri in Parlamento ci sono, non serve un governo tecnico”.