Bersani a Matteo Renzi: “Giovani? Per andare avanti non insultare”

Pubblicato il 29 Ottobre 2011 - 18:59 OLTRE 6 MESI FA

Matteo Renzi (LaPresse)

FIRENZE – Scontro a distanza tra il segretario del Pd Pierluigi Bersani e il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Il primo è impegnato a Napoli alla convention “Finalmente Sud”, la scuola di formazione per creare nuovi quadri dirigenti giovani nel Mezzogiorno, il secondo è a Firenze, alla stazione Leopolda per la convention dei “Rottamatori” Big Bang.

Bersani, davanti ha una platea di oltre duemila giovani il nome di Pierluigi Bersani non lo nomina. Parla della loro missione per cambiare la società e parla del modo in cui le forze giovanili devono prendere la guida delle forze progressiste del Paese.

La distinzione di comportamenti suona polemico alle orecchie di Bersani che da Napoli fa sapere: “Da soli non si salva il mondo” e aggiunge: “Questa distinzione tra giovani e adulti è una stupidaggine di proporzioni cosmiche”. Ancora: “Bisogna mettersi a disposizione, non si può pensare che un giovane per andare avanti deve scalciare, insultare, creare dissonanza. Siamo una squadra, un collettivo”.

Il “rimprovero”, viene accompagnato da una delle tipiche metafore bersaniane: “Non si può mettere vino nuovo in otri vecchie: serve vino nuovo in otri nuove”. Il sindaco di Firenze non ha certo remore a riaprire la polemica: “Non so a chi stia parlando Bersani, io non sono un asino e non scalcio”.

Secondo Renzi “mettersi a disposizione è una espressione molto bella se è riferita al Paese, alla città: ma se è mettersi a disposizione di un capocorrente, a uno che dà ordini, no”.

”Non voglio fare polemica con Bersani – ha proseguito il giovane sindaco di Firenze -: se ci segue via streaming, visto che sfortunatamente quando c’è la Leopolda c’è sempre qualcos’altro, avrà visto interventi più o meno affascinanti, concreti, suggestivi. Non c’è stata polemica né contrapposizione, ma è stato tutto in positivo”. ”Mi dispiace – ha aggiunto con un sorriso – perché  siamo stati meno cattivi del solito: domani proverò à  recuperare un po’ il marchio di fabbrica”.

In mezzo alla polemica entra ancheNichi Vendola, leader di Sinistra Ecologia e Libertà. “Io e Renzi siamo antagonisti”. Renzi – prosegue il leader di Sel – “ha una cultura politica essenzialmente di destra”. E quindi “lo considero incapace di porre il tema della fuoriuscita dal disastro che il liberismo, in un trentennio, ha compiuto nel mondo intero”. Vendola, parlando a Radio24, ha aggiunto di sentire “una sensibilità comune a quella di Bersani” nella ricerca di “quella giustizia sociale che deve essere il cuore di una politica di alternativa”.

Anche per il presidente di Regione arriva la stilettata di Renzi: “Rispetto Nichi, ma mi chiedo: forse è giovane mandare a casa il governo Prodi e levargli la fiducia come fece lui tanti anni fa?”.

Oltre a Vendola, nella polemica entra un altro amministratore vicino al centrosinistra: il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Del collega fiorentino il sindaco dice: “(Renzi) Non mi appassiona, lo guardo con rispetto come sindaco, ma mi interessa molto di più ciò che accade fuori dai partiti”.

Che non siano esattamente compatibili, è evidente dalle scelte in tema di privatizzazioni, per esempio. Il sindaco di Napoli ha appena ripubblicizzato l’acqua della sua città. Renzi non ci pensa nemmeno. E se il primo cittadino di Firenze “rottama”, “io scasso e ricostruisco” è la battuta dell’ex magistrato.

A schierarsi vicino alle posizioni di Matteo Renzi invece, sembra essere l’ex segretario del Pd Dario Franceschini che su Twitter scrive: “Dalla Leopolda arrivano energie e idee che arricchiscono il Pd. Si può non condividerle ma come si fa ad averne paura anziché dire grazie?”. Un messaggio gradito da Renzi, che lo ha letto alla platea esordendo con un “c’è un certo Dario Franceschini che scrive…”. Il capogruppo democratico alla Camera ha infine sottolineato: “Confrontiamoci quanto vogliamo, ma alla fine, all’esterno, se è stata presa una decisione la si sostiene”.

Per il senatore Pd Ignazio Marino invece “basta a un perenne clima pre-primarie: potremmo mettere in secondo piano le legittime ambizioni personali e promuovere un serio e urgente lavoro su un progetto fatto di cinque o sei punti cardine per il programma del Pd, come il lavoro, le riforme istituzionali, i diritti, la sanità e l’istruzione”.

Del leader dei rottamatori parla infine anche Arturo Parisi: “E’ il coraggio che ha portato Renzi: ho una proposta. Noi siamo qui per ascoltarlo e per fare poi le nostre valutazioni. Qui sicuramente c’è vitalità: è una generazione che avanza, dobbiamo stare a sentire e valutare le proposte.

Sulla eventuale candidatura di Renzi, Parisi ha aggiunto: “Alzare la mano è la prima cosa, ma bisogna sentire le proposte e confrontarle con le altre, in contraddittorio, Il Pd – ha continuato – fa male ad avere paura di se stesso, del progetto per cui è sceso in campo: un progetto aperto che chiedeva non a Matteo Renzi ma a tutti di dire la loro”.