“l giudici paghino”: il Pdl si vendica delle toghe e avvisa Monti

Pubblicato il 2 Febbraio 2012 - 14:45 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Scivola il Governo alla Camera sulla responsabilità civile dei magistrati: i quali, secondo la nuova formulazione, saranno costretti a risarcire le vittime di un’ingiusta sentenza, non solo per dolo o colpa grave ma anche per “violazione manifesta del diritto”. E’ riuscito dunque il blitz leghista che aveva inserito un emendamento alla legge comunitaria. Il voto segreto ha fatto il resto: nel segreto dell’urna la vecchia maggioranza Pdl e Lega si è ricompattata per uno sgambetto doppio, all’esecutivo e alla magistratura. I voti a favore sono stati 264, 211 i contrari. Un deputato si è astenuto. Lo scrutinio segreto richiesto dal Carroccio sarebbe un “vecchio trucco” secondo Bersani che, insieme a Franceschini, accusa il Pdl di doppiezza, avendo smentito nel segreto dell’urna le dichiarazioni pubbliche contrarie al provvedimento.

Insomma se prima un magistrato sbagliava era lo Sato a incaricarsi del risarcimento dei danni (ove non ci fosse dolo conclamato): l’emendamento coinvolge i giudici nel risarcimento. Si è sollevato, a fari spenti, una questione rilevante di civiltà giuridica. Se dal centrodestra fanno sapere (l’ex sottosegretario Belcastro) che si tratta di “un atto dovuto nei confronti di quegli italiani che avevano votato sì in un apposito referendum”, dall’altra parte l’avvocato Bongiorno non nasconde tutta la sua preoccupazione. “Non voglio magistrati terrorizzati nell’interpretare la legge o che scrivono sentenze con mano tremolanti” ha sostenuto l’esponente del Pdl.

E infatti l’Associazione nazionale magistrati ha fatto sapere che l’emendamento è “un tentativo di intimidazione, una norma incostituzionale, una ”mostruosità giuridica che il Senato dovrà cancellare”. Di Pietro invece teme “una Mani Pulite del popolo, che alzerà i forconi”. Un po’ come per un medico alle prese con una diagnosi o con il bisturi: la cura non è assicurata così come una sentenza non è esatta, il contrario presupporrebbe una infallibilità a monte, certa, data una volta per sempre e non come risultato di una dialettica tra le parti nel rispetto delle procedure.

Uno schiaffo ai magistrati per colpire il  Governo? In effetti all’emendamento avevano dato parere negativo sia il governo che il relatore. La vendetta contro le toghe sembra più che altro un avvertimento: all’approvazione del testo manca ancora l’ok del Senato, ma intanto il partito dell’ex premier ha fatto capire chi detiene i voti. Il ministro Paola Severino commenta a caldo l’esito del voto: ‘Il Parlamento ha votato ed è sovrano, ma confidiamo che in seconda lettura si possa discutere qualche miglioramento perchè interventi spot su questa materia possono rendere poco armonioso il quadro complessivo”.