Ok alla responsabilità dei magistrati. Ma prima si fa causa allo Stato

Pubblicato il 5 Giugno 2012 - 17:11 OLTRE 6 MESI FA

Paola Severino (Lapresse)

ROMA – Sì alla responsabilità civile dei magistrati, ma prima il cittadino che si sente danneggiato dovrà fare causa allo Stato. E’ quanto prevede l’emendamento alla legge comunitaria appena depositato dal ministro della Giustizia Paola Severino. Lo Stato poi potrà rivalersi della metà sul magistrato (ora può farlo per un terzo). La commissione Affari costituzionali del Senato ha dato parere favorevole con i voti di Pdl, Lega e Cn. Hanno votato contro Pd e Idv.

La commissione Giustizia è contraria alla responsabilità civile diretta, ma il magistrato, secondo il parere passato con i voti della vecchia maggioranza, dovrebbe presentarsi nelle cause intentate dai cittadini che ritenessero di rivalersi sullo Stato per essere risarciti per casi di presunta malagiustizia. La formula è quella del ”litisconsorzio necessario”. La decisione arriva dopo una lunga giornata di trattative in Commissione per sbloccare l’iter del ddl anti-corruzione. Altri temi caldi del pacchetto sono: la possibilità per i pubblici dipendenti di assumere incarichi dirigenziali se hanno fatto parte di organismi politici. Poi gli arbitrati. Il ministro Patroni Griffi ha detto: “Mi rimetto all’Aula”. Cresce intanto l’ipotesi che l’esecutivo ponga la fiducia sul provvedimento.

Il presidente della commissione Filippo Berselli (Pdl) precisa che si tratta, comunque, di ”responsabilità indiretta e il parere è contro la responsabilità diretta” prevista dall’emendamento del leghista Gianluca Pini passato alla Camera.

Di parere opposto Felice Casson (Pd) che ha commentato: “La vecchia maggioranza si è ricreata e ha voluto forzare la mano. Così si rischia di bloccare la giustizia penale, civile, amministrativa e davanti al Consiglio di Stato”. Casson auspica che il governo, nella sede di merito della commissione Politiche Ue, “presenti un emendamento risolutivo contro una previsione chiaramente intimidatoria nei confronti dei magistrati”.

Allo stesso modo il capogruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro, secondo la quale, “l’atteggiamento tenuto dal PdL in commissione Giustizia è grave e pericoloso. Grave nel merito, perché il parere presentato da Centaro non è che la sostanziale riconferma dell’emendamento Pini, con un’evidente volontà intimidatoria nei confronti dei magistrati. Pericoloso nel modo e nel metodo, perché il Pdl ha votato a favore, con la Lega, senza aspettare l’emendamento che il ministro Severino, di lì a poco, avrebbe presentato alla legge comunitaria”. “Si tratta – conclude Anna Finocchiaro – di un atteggiamento provocatorio, che vuole risolvere in maniera sbagliata, forzata e arrogante una questione molto delicata che noi continuiamo a pensare debba essere stralciata dal provvedimento”.

Sugli incarichi dirigenziali, l’accordo sembrerebbe essere vicino. Questo il punto sul quale più o meno tutti convengono: se si è già ricoperto un ruolo elettivo presso la Pubblica amministrazione si potrà tornare a svolgere un incarico direttivo dopo un anno e non nella stessa istituzione. In più, non basterà essere stato candidato ai fini della sospensione. E proprio alla luce di questa intesa, potranno essere riformulati gli emendamenti, finora accantonati, presentati al disegno di legge, il cui esame riprenderà nel pomeriggio. Soddisfazione dal Pd. Grazie all’accordo perfezionato martedì mattina, chi è stato assessore al Comune di Roma, per esempio, potrà, dopo un anno, ricoprire un ruolo dirigenziale in un altro Comune o in un’altra amministrazione. Inoltre, i candidati alle elezioni politiche, comunali, provinciali o regionali potranno ricoprire incarichi dirigenziali nelle pubbliche amministrazioni senza alcuno stop.