Riforma della giustizia: le toghe potranno essere citate in giudizio. Alfano: “Recepite indicazioni del Colle”

Pubblicato il 9 Marzo 2011 - 19:36 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Le toghe potranno essere citate dai cittadini, due Csm divisi per giudici e pm, obbligo dell’azione penale ma secondo “criteri di legge”. Sono queste alcune delle novità sulla riforma della giustizia, oltre a quelle già trapelate finora, presentata oggi al Quirinale dal ministro Angelino Alfano. Il ministro ha detto di aver “recepito le indicazioni del Colle”.

Magistrati potranno essere citati. ”I magistrati sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione dei diritti, al pari degli altri funzionari e dipendenti dello Stato”. E’ quanto prevede l’ultima bozza di riforma della giustizia, in 16 articoli.

Questo significa che le toghe potranno essere chiamate a rispondere di tasca propria dal cittadino che potrà citarli direttamente in giudizio e non lo Stato come è ora. Nella bozza, di cui l’Ansa è in grado di anticipare i contenuti, si prevede anche, come aggiunta all’articolo 113 della Costituzione (diventa il 113 bis), che ”nei casi di ingiusta detenzione o di altra indebita limitazione della libertà personale, la legge regola la responsabilità civile dei magistrati” la quale ”si estende allo Stato”.

Due Csm. Per la riforma della giustizia, i Csm diventano due: uno per i giudici e uno per i Pm. Entrambi presieduti dal Capo dello Stato. E’ questa la novità introdotta nell’ultima versione della bozza della riforma della giustizia che oggi il Guardasigilli Angelino Alfano e’ andato ad illustrare al Quirinale. Cade dunque l’ipotesi che a capo del Csm dei magistrati requirenti vada il Procuratore generale della Cassazione eletto dal Parlamento in seduta comune su indicazione del Csm. Parte quest’ultima eliminata nelle ultime ore.

Del Csm dei giudici farà parte di diritto il primo presidente della Corte di Cassazione. Gli altri componenti saranno per il 50% scelti dai giudici previo sorteggio degli eleggibili (con l’intento di ridurre il peso delle correnti della magistratura associata), per l’altra meta’ dal Parlamento in seduta comune tra professori ordinari di universita’ di materie giuridiche ed avvocati dopo 15 anni di esercizio. Il vicepresidente del Csm della magistratura giudicante sara’ scelto tra i componenti laici. Durano in carica 4 anni e non sono rieleggibili (in Costituzione ora si prevede che non siano ”immediatamente rieleggibili”).

La novita’ dell’ultima ora riguarda il Csm dei Pm: sara’ anch’esso presieduto dal capo dello Stato e ne fara’ parte come membro di diritto il Procuratore generale della Cassazione, ma salvo cambiamenti dell’ultim’ora, si prevede un ribaltamento dell’attuale proporzione ora a maggioranza ‘togata’. La componente ‘laica’ dovrebbe infatti essere ridotta a un terzo (previo sorteggio degli eleggibili) mentre quella togata arriverebbe a due terzi.

Modifiche anche all’attuale art. 105 della Costituzione: i consigli superiori – secondo l’ultima versione di bozza – ”non possono adottare atti di indirizzo politico ne’ esercitare attivita’ diverse da quelle previste dalla Costituzione”. Espunta dalla bozza, invece, l’iniziale previsione secondo cui i Csm avrebbero potuto esprimere parere sui ddl del governo solo su richiesta del ministro della Giustizia.

Obbligo di azione penale ma secondo criteri di legge. Nella bozza si prevede anche che ”l’ufficio del Pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale secondo i criteri stabiliti dalla legge”. Ma la versione sottoposta al Quirinale parla di ”criteri’. Comunque un’azione penale limitata rispetto a quella che oggi può esercitare il Pm.

Corte di disciplina divisa in due. Come il Csm, anche la nuova Corte di disciplina dei magistrati sarà divisa in due: una sezione per i giudici e una sezione per i pubblici ministeri. I componenti di ciascuna sezione saranno nominati per meta’ dal Parlamento in seduta comune e per meta’ da tutti i giudici e Pm (previo sorteggio degli eleggibili). La Corte di disciplina eleggera’ un presidente e ciascuna sezione a sua volta un vicepresidente tra i componenti nominati dal Parlamento. La legge – secondo la nuova versione dell’art. 105 bis della Costituzione contenuto nella bozza -”assicura l’autonomia e l’indipendenza della Corte di disciplina e il principio del giusto processo nello svolgimento della sua attività”.

Alfano ricevuto da Napolitano: “Recepito le indicazioni del Colle”. Il Guardasigilli Angelino Alfano è salito al Quirinale per illustrare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il testo della riforma costituzionale della giustizia, che giovedì sarà esaminata da un Consiglio dei Ministri straordinario. Il colloquio è durato un paio d’ore poi il Guardasigilli è andato a illustrare la bozza di riforma anche alla terza gamba della maggioranza, “I Responsabili”, finora un po’ a margine del procedimento dell’elaborazione del provvedimento. E giovedì, dopo il Consiglio dei ministri, tour de force di comunicazione per il ministro: convegno sulla giustizia al Senato e registrazione di Porta a Porta.

“Ho illustrato il disegno di legge di riforma della Costituzione in materia di giustizia – ha detto Alfano – Il presidente Napolitano ha ascoltato, ha preso atto ed ha svolto considerazioni di carattere generale che io ho ascoltato e recepito con la dovuta attenzione. Si tratta di considerazioni di ordine generale sono soddisfatto dell’incontro”. Modifiche al testo?, gli chiedono i cronisti. “Quale testo? – risponde il Guardasigilli – il testo lo presentiamo domani. Le indiscrezioni hanno rango di indiscrezioni, i testi quello di testi”, conclude Alfano.

Il Pd chiude il dialogo. Al Pd però la riforma non piace è pronto a dare battaglia. «Le anticipazioni sulla riforma della giustizia contengono elementi inaccettabili. C’è un elemento di manovra per dare copertura sul piano politico generale e costituzionale al bricolage domestico dell’aggiustamento delle leggi ad personam, e continuare a non parlare dei problemi seri della giustizia”. Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani valuta le anticipazioni sulla riforma della giustizia che domani sarà approvata in consiglio dei ministri. “Vedremo le carte – afferma Bersani – ma le premesse non sono buone. È un treno senza stazione”.

“Avremo mesi in cui si continuerà a parlare di giustizia – ha detto ancora Bersani – senza concludere nulla e questo, viste le intenzioni, potrebbe anche essere positivo, ma senza riuscire a occuparsi dei problemi veri del Paese. Noi le nostre proposte per migliorare il servizio-giustizia le abbiamo presentate ed è su questo che non si sta lavorando». «O si fanno leggi ad-personam -ha osservato il segretario del Pd, riferendosi alla politica del governo in materia di giustizia- o si prospettano riforme costituzionali negative, che non approderanno a nulla. Non ci si preoccupa mai del funzionamento della giustizia per i cittadini, la giustizia è la cosa di cui si è parlato di più da quando c’è Berlusconi, ma in cui si è fatto di meno per modernizzare il servizio”.

“Questo è abbastanza agghiacciante, perchè vuol dire che questo tema serve a Berlusconi per proteggersi o fare dei diversivi e un tema preso in ostaggio dal presidente del Consiglio. Si parli di giustizia ma per favore il governo pensi anche a mettere mano ai temi economico-sociali. È allucinante che siamo l’unico Paese occidentale a non concentrarsi su fenomeni di gravità enorme -ha concluso Bersani- come occupazione, controllo dell’inflazione e del debito”.