Licenziamenti: Catricalà apre. Monti e Fornero lo seguono?

Pubblicato il 9 Aprile 2012 - 20:52 OLTRE 6 MESI FA

Mario Monti (Foto LaPresse)

ROMA – Alla vigilia di una ripresa post pasquale dei mercati finanziari dove il meteo dà burrasca, il governo Monti apre sull’articolo 18 e sui licenziamenti.

La nuova disponibilita viene per bocca del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, che in un colloquio con l’agenzia AdnKronos ha detto che l’obiettivo è dare “una maggiore flessibilità in uscita per consentire una maggiore entrata nel mercato del lavoro” e “se le modifiche sono in questo senso, siamo disponibili ad accettarle”. L’obiettivo della riforma, ha sottolineato, è “dare lavoro buono ai giovani”.

Pur riparandosi dietro lo schermo che “l’impianto del disegno di legge” debba restare quello che è, Catricalà riconosce che “molte buone idee nascono in Parlamento e siamo pronti a farne tesoro”.

Resta ancora da capire se l’uscita di Catricala sia un’iniziativa personale o se sia stata concordatata con il presidente del Consiglio Mario Monti e con il ministro del lavoro Elsa Fornero.

Ammesso che siano tutti d’accordo non è difficile capire che cosa abbia spinto Catricalà a questa apertura. Basta guardare come si sta evolvendo la borsa di New York e con le prospettive che si sono delineate nei mercati con lo spread che venerdì ha chiuso a 371 punti base.

Anche i giornali che all’inizio avevano sostenuto Monti, come l’americano Wall Street Journal e l’inglese Financial Times, sono adesso tra i più critici della sua azione di governo.

Ha scritto il quotidiano economico-finanziario di Wall Street che la riforma del lavoro partorita dal vertice tra Mario Monti e i segretari dei tre partiti che lo sostengono “è una resa a coloro che cercano di trascinare” l’Italia verso il precipizio. Con quello che è stato giustamente definito un “duro editoriale” il Wall Street Journal si è rimangiato quanto scritto poche settimane fa, quando aveva paragonato Monti a Margaret Thatcher.

Anzi il Wsj, in piena autocritica, ha definito “un attacco di eurofollia” avere scritto che Monti poteva essere un leader del calibro di Margaret Thatcher e lo ha retrocesso a Edward (Ted) Heath, “l’incapace” (“hapless”) primo ministro conservatore inglese che precedette la Thatcher e che fu sberleffo non solo della sinistra ma anche della destra.

Se si ragiona, la notizia dell’apertura sui licenziamenti era scontata: c’è la recessione, diminuisce l’occupazione e non si assume. Le grandi aziende non assumono anche se ne avrebbero bisogno perché manca la certezza di potere licenziare fannulloni e incapaci. In caso di crisi la legge è sempre quella da decenni: si mandano via i giovani e si tengono gli anziani. E la riforma del lavoro, limitando i licenziamenti alle aziende con meno di 5 dipendenti, rimanda gli altri casi alla stessa legge anti giovani.

A lanciare segnali di scontento era già stato domenica Pierferdinando Casini, che in un’intervista al Messaggero aveva dato i segni di una prima crepa nelle certezze del Governo: Casini, da una intervista molto democristiana, ha fatto emergere il segnale: “Penso che si possa e si debba rivedere la normativa che concerne la flessibilità in entrata. […] Il Parlamento non è un passacarte”.

Una presa di posizione che contrasta con l’idea di mettere la fiducia. Lo stesso Pdl, che con l’Udc di Casini e il Pd di Pier Luigi Bersani sostiene il governo, si è detto soddisfatto dell’apertura di Catricalà.”Credo che sia una presa d’atto saggia, ha detto Maurizio Gasparri. Il sottosegretario, essendo un uomo di esperienza, si è reso conto che il ddl, sulla parte della flessibilità in entrata, va riscritto e non solo modificato”.