Riforme, Camera approva seduta fiume. Rissa Lega-Ncd. M5s a Boldrini: “Serva”

di redazione Blitz
Pubblicato il 12 Febbraio 2015 - 01:18 OLTRE 6 MESI FA
Riforme, Camera approva seduta fiume. Rissa Lega-Ncd. M5s a Boldrini: "Serva"

Maria Elena Boschi (Foto Ansa)

ROMA – Il tentativo estremo lo fa Laura Boldrini: tempi aggiuntivi per le opposizioni in cambio della cancellazione di tremila subemendamenti al disegno di legge per le riforme costituzionali. Seguono frenetiche trattative in Transatlantico tra messi di maggioranza e opposizione. Ma alle 22, allo scadere dell’ultimatum, il nulla di fatto: salta la trattativa tra maggioranza e opposizione, anche se Forza Italia e Lega avevano ritirato i propri subemendamenti. Su proposta del Pd l’aula della Camera accoglie, in un clima rovente, la richiesta di una seduta fiume per accelerare l’iter del provvedimento e aggirare la zavorra degli emendamenti presentati e quelli incombenti.

In Aula scatta la bagarre, con cori di protesta dalle opposizioni, sfiorata la rissa tra Lega e Ncd. Cori assordanti e interminabili dai deputati M5s che dopo il sì dell’aula alla seduta fiume hanno avviato una protesta no stop contro i banchi del Pd (“buffoni-buffoni”) e contro la presidente Boldrini (“serva-serva”) che ha subito sospeso la seduta per far “smaltire i cori”.

Il capogruppo Pd Roberto Speranza prendendo la parola oltre a proporre la seduta fiume, ha anche detto che il voto finale sul ddl potrebbe slittare ai primi di marzo, quindi sfuma l’ipotesi di chiudere sabato prossimo.

L’aula della Camera è intanto riuscita a votare uno dei due pilastri della riforma, il nuovo articolo 117 della Costituzione, che riconduce in capo allo Stato alcune competenze attualmente assegnate alle Regioni. Si tratta di uno dei due pilastri del ddl Boschi: l’altro è la trasformazione del Senato. Ma restano da votare ancora centinaia e centinaia di emendamenti su punti minori. Per questo era stata avviata una trattativa tra maggioranza e opposizioni affinché venissero ritirati quelli più ostruzionistici, in cambio di tempi di discussione più ampi. Ciò non è accaduto ed è arrivata la decisione di una seduta no stop fino a esaurimento delle proposte di modifica presentate: non è più possibile presentarne di nuove.

A produrre il sostanziale impasse, è un varco offerto alle opposizioni dal regolamento di Montecitorio. Non solo non c’è alcuna ghigliottina o canguro per ridurre il numero delle votazioni, ma c’è anzi la possibilità per i deputati di presentare subemendamenti nuovi al testo ogni giorno, fino all’inizio della seduta. Così Lega, Forza Italia, Sel, M5s potrebbero continuare all’infinito ad aumentare il numero di votazioni necessarie ad arrivare al traguardo. Di qui la ricerca di “un’intesa” che fermi l’ostruzionismo.

“Sono mesi che la riforma è in discussione alla Camera”, dice in serata Renzi. “Il problema non è discutere nel merito: noi vogliamo fare le riforme insieme a tutti quelli che ci stanno”. Ma il Pd non accetterà, avverte il premier, di essere bloccato da chi “lancia libri, urla, fa ostruzionismo”. E se il passaggio del Senato, dopo quello della Camera, si annuncia ancora più difficile visti i numeri ristretti della maggioranza, il leader dem professa “calma”: “Con determinazione porteremo a casa i risultati”.

La soluzione a tutti i problemi sarebbe una riappacificazione con FI. Ma Berlusconi per il momento non abbandona la linea della “opposizione a 360 gradi”. Riunisce i parlamentari azzurri (ma i fittiani, in rotta di collisione, non partecipano) e scandisce: “Sarebbe ottuso e nefasto continuare con il patto del Nazareno”. Poi però legge un documento più moderato: “Appoggeremo ciò che delle riforme riteniamo utile e alla fine del percorso decideremo come comportarci al voto finale”.

A tarda sera, tra i mugugni dei deputati, la buvette di Montecitorio aumenta le scorte di caffè, mentre in Aula proseguono i voti. Passa anche un emendamento di Renato Brunetta: un segnale di apertura, la ricerca fino all’ultimo di un accordo.