Riforme, Fini: “Bene Berlusconi sulla ricerca dell’ampio consenso”

Pubblicato il 23 Aprile 2010 - 17:55 OLTRE 6 MESI FA

Il cofondatore del Pdl, Gianfranco Fini, all’indomani dello scontro in diretta tv con Silvio Berlusconi torna a parlare. Le sue sembrano parole di mediazione. Parlando delle riforme plaude alla dichiarata intenzione del premier di ricercare un largo consenso anche se avverte: ciascuno rinunci a voler piantare solo la propria bandierina. E poi torna sui festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia.

“Credo che sia un fatto positivo, afferma il presidente della Camera parlando ad un incontro all’istituto Stensen di Firenze, che il presidente del Consiglio ieri nel suo intervento abbia detto che è opportuno fare le riforme con il più ampio consenso possibile”.

“Se le riforme si fanno in modo condiviso – ha proseguito Fini – queste sono quelle che durano di più e riescono a sviluppare il loro aspetto positivo in tempi più brevi e in misura più efficace”.

Anche perché, ha sottolineato il presidente della Camera, su alcuni temi di carattere istituzionale “c’é possibilità di riforme ampiamente condivise”.

“Centrodestra e centrosinistra – ha però esortato Fini – rinuncino a piantare la propria bandiera” in materia di riforme. Il dibattito sulle riforme comunque, ha detto Fini, “non appassiona perché finora non ha dato frutti. Nel 1983 c’ era già la prima commissione bicamerale per le riforme, siamo nel 2010 e siamo sempre a parlarne”.

Fini ha dunque ricordato la bozza Violante “che annoverò punti di convergenza tra il centrodestra e il centrosinistra a partire dalla fine del bicameralismo perfetto e la riforma del Titolo V della Costituzione”.

Sulla forma di governo, Fini ha affermato che “potrebbe esserci la difficoltà maggiore. Anche se le difficoltà non sono insormontabili se c’é buona volontà “.

In merito alla legge elettorale, Fini ha analizzato che quella che garantisce di più “é quella dei collegi: ci si candida e ci si confronta con gli elettori in base ai programmi e alle rispettive credibilità personali. Credo che l’uninominale sia la soluzione migliore”.

Il presidente della Camera ha espresso “perplessità” sulla reintroduzione delle preferenze nel sistema elettorale. “Non sono così convinto – ha detto Fini – che sia una panacea”. E ha ricordato come il sistema delle preferenze fu abolito perché “si prese coscienza dei guasti che provocava: moltiplicava i costi della campagna elettorale ed esponeva i candidati a qualche tentazione”.

Quindi la terza carica dello Stato è tornato sui festeggiamenti per i 150 anni dall’Unità d’Italia e ha detto: “Pensare oggi a approcci di tipo localistico sull’identità significa non avere futuro, significa avere timore del futuro. Un mix tra passato e futuro è indispensabile per arrivare ad un approccio equilibrato ai problemi globali. Non è il patriottismo che può degenerare nel militarismo – ha detto Fini – ma è il nazionalismo deteriore, la presunzione di superiorità di essere, in quanto italiano, superiore a un altro popolo”.

Parlando poi della mafia, Fini ha concluso: “Una politica trasparente, che cerchi consenso non in ragione delle clientele ma dei valori e dei comportamenti in linea con quei valori può favorire la legalità. Per combattere la mafia é necessaria un’azione educativa in questa è prioritario un intervento delle istituzioni perché bisogna educare con la forza degli esempi”.