Riforme, Fini: “E’ opportuno ma non indispensabile che siano condivise”

Pubblicato il 12 Aprile 2010 - 12:21 OLTRE 6 MESI FA

Gianfranco Fini

Sulle riforme dà un’accelerata e dice che non è necessario siano condivise, poi lancia il “sistema italiano”. Gianfranco Fini a tutto campo parla di riforme e Costituzione in un incontro con gli studenti del liceo romano “Giulio Cesare”.

“E’ opportuno ma non indispensabile – afferma il presidente della Camera – che una riforma così importante come quella del sistema italiano sia condivisa da un numero il più ampio possibile delle forze politiche”.

‘Non si puo’ dire ‘vergogna’ se la maggioranza modifica da sola una parte della costituzione”, sostiene Fini riferendosi all’art. 138 della Carta costituzionale.

“Non so se il modello francese sia il migliore per il nostro paese – aggiunge il presidente della Camera – Potremmo anche dare vita ad un sistema tutto italiano”.

“Al di là – riferisce chi ha partecipato all’incontro, off limits per i cronisti – delle scelte, dobbiamo stare attenti al principio che bisogna garantire: e cioé che una democrazia risponde a due fattori: quello rappresentativo e quello governante”.

In ogni caso, Fini ha ribadito la necessità “dell’abolizione del bicameralismo perfetto, aggiungendo che sulle riforme “grosso modo si è d’accordo”.

Fini ricorda che la Costituzione prevede lo scattare del referendum ove le modifiche della Carta non vengano fatte con una maggioranza frutto di una grande condivisione. “Sulla base dell’ esperienza passata – dice il presidente della Camera ricordando la riforma varata nella XIV/a legislatura e ‘cassata’ dal referendum – c’é il rischio che il referendum imponga ‘un prendere o lasciare’, visto che questo strumento non prevede soluzioni parziali. Ove ciò accada si rischia di buttare all’aria tutto il buon lavoro fatto. Per questo – conclude – bisogna cercare fino all’ultimo di coinvolgere il più possibile una maggioranza quanto più vasta”.

Giustizia. Passando a parlare di giustizia, il presidente della Camera afferma: “Io sono per la separazione delle carriere dei magistrati, ma senza che i Pm siano alle dipendenze dell’Esecutivo”.