Riforme, Renzi al Pd: “Vi chiedo lealtà non a me ma al Paese”

Pubblicato il 15 Luglio 2014 - 22:19 OLTRE 6 MESI FA
Riforme, Renzi al Pd: "Vi chiedo lealtà non a me ma al Paese"

Matteo Renzi (Foto Lapresse)

ROMA – Il presidente del Consiglio Matteo Renzi allontana la minaccia delle elezioni anticipate, spauracchio di peones e rottamati, e tira fuori quella di una gestione non collegiale del Pd se “non condividiamo tutti l’urgenza delle riforme”. Ma più che avvertire, Renzi, riunendo deputati e senatori, chiama alla lealtà e alla responsabilità collettiva perché “i cittadini ci hanno dato l’opportunità di cambiare sul serio e davvero e se non cambiamo tradiamo gli italiani” visto che solo il Pd “può cambiare il paese”.

Nella sera in cui sulla riforma del Senato è caduta una pioggia di emendamenti, molti anche dai dissidenti dem, il premier chiede “tempi stringenti” ma mantiene l’ottimismo: “La prossima settimana, con il voto, chiudiamo 30 anni di dibattiti”.

Renzi respinge ancora una volta l’accusa di una riforma costituzionale autoritaria e spiega l’urgenza non come un suo tic personale ma come “la richiesta degli italiani”. Il leader dem riserva alle riforme istituzionali l’ultimo spicchio del suo intervento, incentrato sul programma dei mille giorni che “non vuol dire che da sprinter sono diventato maratoneta”. Ma che servono mille giorni per “dimostrare all’Ue che le riforme le facciamo sul serio da soli” e perchè ci vuole tempo “per partire da zero ed arrivare ad un certo punto”.

Quindi, è la domanda retorica del premier, “abbiamo tempo da qui al prossimo congresso nel 2017 e alle elezioni nel 2018: fino ad allora discuteremo di quando andare a votare e a polemizzare tra noi o proviamo a cogliere l’opportunità?”. L’uomo solo al comando, come spesso viene criticato Renzi, chiede “una mano” al suo partito per vincere una sfida per il paese dove “è evidente che ha smesso di piovere sulla crisi ma il sole non è arrivato, c’è foschia, alcuni segnali parlano di ripresa imminente ma altri di una situazione ancora molto molto difficile”.

Il premier preferisce non guardare i dati economici, sfornati quotidianamente “come i sondaggi” e contrastanti tra loro. Ma concentrarsi sulla sua tabella riformatrice che vede all’arrivo, oltre al Senato, lo Sblocca Italia, la riforma della P.A, la riforma del lavoro. “Non cadiamo nel derby ideologico, concentriamoci su chi non ha garanzie e sulla semplificazione delle norme”, chiede ai suoi Renzi rispetto al dibattito sull’art.18, che rischia sempre di aprire una ferita nel Pd. E via avanti con la riforma della giustizia e la riorganizzazione degli insegnanti, elenca il presidente del consiglio ad una platea che applaude alcuni passaggi. Dissidenti e contrari evitano di intervenire eppure il leader Pd difende le sue scelte. E il metodo del confronto, dialogo con Fi incluso.

“Discutere con M5S è una fatica, ma noi non siamo qui per mettere bandierine di parte. E dire che e’ fondamentale parlare anche con Fi è l’abc della democrazia”.

L’avviso è chiaro: Renzi va avanti comunque, chi ci sta bene.