Dagospia, Prestigiacomo urla contro Tremonti: “Non dire cretinate. E non ci trattare da scolarette”

Pubblicato il 5 Novembre 2010 - 17:00 OLTRE 6 MESI FA

Stefania Prestigiacomo

Il Consiglio dei ministri del 5 novembre sembrava quasi un ring: è andato in scena un duro botta e risposta tra Stefania Prestigiacomo e Giulio Tremonti, che aveva quasi il gusto di una rissa. Uno scontro che si è protratto poi anche fuori da palazzo Chigi e che è durato tutto il giorno. L’oggetto della contesa sono stati i fondi da destinare, nella Legge di bilancio, al ministero dell’Ambiente. Di fronte a un commento “superficiale” di Tremonti, la ministra è andata su tutte le furie: “Non dire cretinate – ha detto – E piantala di trattarci come scolarette!”.

Come racconta Dagospia tutto comincia quando, nella mattina di venerdì 5 novembre, a palazzo Chigi si sta parlando di fondi. Alle richieste di chiarimento da parte della Prestigiacomo, Tremonti replica con un “Poi te lo spiego in privato…”. Una frase che fa andare su tutte le furie la ministra che contrattacca dicendo: “Qui non siamo a scuola. Siamo tutti ministri. E abbiamo tutti il diritto di sapere le cose pubblicamente. Quindi ti dico che, su questa materia dei fondi, non sei ben informato!”. Lui risponde con un gesto di stizza e lei continua l’affondo: “Non dire cretinate. E piantala di trattarci come scolarette!”.

A questo punto, continua il racconto Dagospia, Tremonti si alza e va a dire qualcosa all’orecchio di Silvio Berlusconi. Che in pochi minuti fa pervenire un bigliettino alla Prestigiacomo. Le acque sembrano quindi calmarsi: la Prestigiacomo prende la parola, si scusa con Tremonti, ma non arretra di un millimetro sulle accuse di poca collegialità. E’ a questo punto che il ministro dell’Economia non ci vede più. Si alza e se ne va. E viene ripreso da Berlusconi per “abbandono” di riunione.

Dopo di cheTremonti ha inviato alle agenzie un comunicato al vetriolo in cui ha ribadito le sue ragioni e ha attaccato la Prestigiacomo: “Nessun ritardo, nessun blocco da parte del Cipe che tra l’altro dipende da Palazzo Chigi. Considerando inoltre che la delibera Cipe risale al 6 dicembre 2009, se c’è stato un ritardo, una omissione, è stato da parte del ministero dell’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare. A riprova di quanto sopra, ad oggi non risulta ancora pervenuta nessuna richiesta di utilizzo dei fondi alla sede competente”.

Passano pochi minuti e la Prestigiacomo replica: ”Le ricostruzioni del Tesoro sono assurde e fantasiose. C’e’ la fila di ministri davanti alla porta di Tremonti e tutti chiedono di poter spendere i fondi stanziati, ma bloccati con mille tecnicismi. Personalmente non vivo questo problema come una sfida personale, forse per altri invece e’ così”.