Rivolta di Milano, Maroni: “Niente rastrellamenti, serve nuova integrazione per gli immigrati”

Pubblicato il 15 Febbraio 2010 - 09:24 OLTRE 6 MESI FA

«No, non vedo il rischio banlieue in via Padova». Il ministro dell’Interno Roberto Maroni analizza lo scoppio di rabbia e violenza di sabato sera nel quartiere multietnico di Milano. Una lite sul bus, la coltellata, la voglia di vendetta, sono un caso di cronaca nera e non un’emergenza di Stato. Però c’è un allarme sociale dietro la guerriglia urbana tra immigrati di diverse etnie e paralizzato per cinque ore un pezzo di città. C’è la paura che si possa ripetere, a Milano, a Torino, a Bologna, a Napoli o a Palermo, nelle città dove i territori perduti si gonfiano di tensioni sociali, di rabbia e di paura per la crescita incontrollata di un’immigrazione che ha occupato spazi senza essersi mai integrata del tutto.

Roberto Maroni, in un’intervista al Corriere della Sera evita di gettare benzina sul fuoco. «In via Padova bisogna abbassare la febbre e non scatenare una guerra civile. In via Padova non siamo davanti a un campo nomadi abusivo. Non serve un’azione di forza, la parola rastrellamenti non la voglio sentire: qui c’è da gestire un problema sociale».

«La polizia è arrivata subito per tenere sotto controllo la situazione, visto anche il precedente di Rosarno – spiega Maroni – Ho parlato con il prefetto, conosco bene via Padova, i suoi problemi e la grande capacità che ha Milano di integrare gli stranieri. Gli incidenti di sabato hanno avuto un pretesto banale degenerato in violenza collettiva. Ma non era una rivolta contro lo Stato. Certi sintomi di Rosarno li ho avvertiti due anni fa, nella stessa zona, quando l’assassinio di un giovane di colore da parte di italiani portò in strada migliaia di immigrati. Ecco, allora ho pensato alle banlieue francesi. Il timore che tutto ciò possa ripetersi è un timore reale, che ci deve spingere a cambiare passo nelle politiche di accoglienza e di integrazione. Io dico: vanno espulsi i clandestini, ma non si risolve un problema come via Padova con i blitz e le camionette. La soluzione non è lo Stato di polizia».

Maroni spiega poi le soluzioni al problema: «Nel futuro dobbiamo evitare le concentrazioni etniche in un solo quartiere. C’è un modello sociale che non funziona, che va ricostruito. Dobbiamo inventarlo, definire le condizioni per cui un extracomunitario regolare possa integrarsi davvero».

Al segretario del partito democratico Pier Luigi Bersani, che ha accusato il centrodestra di aver fallito nella politica sull’immigrazione, Maroni replica: «Sarebbe facile rispondere che nel 2008 gli sbarchi a Lampedusa erano 7mila e nel 2009 li abbiamo ridotti a 3mila. Ma vorrei evitare il rimpallo delle colpe. Una classe politica – conclude – non deve usare miseramente questi temi per una campagna elettorale».