«Lo stato di salute di Stefano Cucchi è stato sottovalutato. Non è stato ritenuto in pericolo di vita, e, cosa ben più grave, non è morto tra i medici che cercavano di rianimarlo. È stato trovato morto dagli infermieri. È stato sottoposto a tecniche rianimative, che in caso di morte recente su un uomo di 31 anni sono efficaci. Il che ci fa supporre che sia morto almeno un’ora prima delle 6, l’ora in cui è stata accertata la morte».
Lo ha affermato la parlamentare Melania Rizzoli (Pdl), medico ospedaliero, nel corso di una conferenza stampa alla Camera, nella quale ha spiegato gli esiti di un sopralluogo effettuato la mattina del 26 novembre nell’area detenuti dell’ospedale Pertini di Roma, dove Cucchi è deceduto lo scorso 22 ottobre, insieme con altri parlamentari. «Ho visto le cartelle cliniche – ha sottolineato – e vi si parla di condizioni”molto scadute”,”evidenti ematomi al volto” e “insufficienza renale da disidratazione”. Ma lui stava bene, andava in palestra: a 30 anni non si muore di disidratazione in quattro giorni. Inoltre, aveva bevuto succo di frutta. Nel certificato di morte c’è scritto”presunta morte naturale”. Da medico vi dico – ha concluso Rizzoli – che è una formula, un gergo di quando non ci sono evidenze chiare, e si vuole delegare tutto all’autopsia».
Rizzoli ha inoltre affermato di aver appreso che «da quando la struttura è stata aperta, nel 2005, solo 4 detenuti vi sono morti, Cucchi compreso. Gli altri tre erano malati terminali».