La Roma di Alemanno: non è “Parentopoli”, è la “Città della tribù”. Non “questo o quel figlio” ma 1850 assunzioni “a chiamata”

di Sergio Carli
Pubblicato il 9 Dicembre 2010 - 15:55 OLTRE 6 MESI FA

Gianni Alemanno, sindaco di Roma

Gianni Alemanno, sindaco di Roma, non si capacita, non riesce a farsene una ragione: “Ma come è possibile che l’assunzione di questo o quel figlio diventi niente meno che Parentopoli? Non è questa la realtà effettiva”. Ha ragione Alemanno: “Parentopoli” è una semplificazione  giornalistica del giornalismo che ha sempre bisogno di formule facili e di battesimi con qualche assonanza con il già accaduto. “Parentopoli” è una pigrizia dell’apprendere, comprendere, informare e titolare. “Parentopoli” è un riflesso automatico, un’eco stanca e slabbrata, gonfiata di Tangentopoli, Affittopoli…No, quel che accade, quel che è accaduto a Roma non è “Parentopoli”, non è la città dei parenti assunti che pure ci sono.

Quel che è accaduto e accade è la “città delle tribù”. Una tribù vince le elezioni e quindi, regolarmente e ovviamente, la tribù vincente si accampa, mette tende, bagagli e masserizie nella città occupata. Ai piani alti della città, negli edifici di pregio e pure in cortili e cantine. Ottocentocinquanta assunzioni “a chiamata” all’Atac, all’azienda di trasporto pubblico e mille assunzioni “a chiamata” all’Ama, l’azienda dei rifiuti pubblici non sono la conseguenza del “tengo famiglia”, sono l’esito del “tengo tribù”. Il fatto che quando la tribù si accampa qualcuno tra i membri della tribù è imparentato è in fondo ovvio, marginale, statisticamente inevitabile.

La questione non è che il capo scorta di Alemanno, Giancarlo Marinelli, abbia il figlio Giorgio assunto all’Atac e la figlia Ilaria all’Ama. Giancarlo Marinelli si è dimesso dall’incarico a fianco del sindaco, ridicolmente recitano le cronache “dopo la notizia delle due assunzioni”, come se il padre non sapesse prima dove lavoravano i figli. Ma non è questa la questione, tanto meno lo “scandalo”. A quei due figli in quanto figli di padre che lavora con il sindaco non può essere negata a priori la possibilità di lavorare in un’azienda pubblica. Dove sta scritto che in quanto figli devono essere esclusi, l’esser figli per non essere privilegio deve diventare punizione, handicap sociale? No, quei due figli ci potevano stare e non vanno messi in croce. E forse ci poteva stare anche la segretaria di…assunta anche lei. E anche il collaboratore di…assunto anche lui. Chi si indigna quando trova di queste assunzioni si indigna all’ingrosso e manca il bersaglio. La questione, dice giustamente Alemanno, non è “questo o quel figlio”. La questione sono quelle 1850 “assunzioni a chiamata” e questo Alemanno non lo dice, non lo capisce o fa finta, purtroppo per lui e per noi, di non capirlo. La questione è la “tribù della destra” che si accampa al Campidoglio e dintorni. Si accampa in massa usando uno strumento violento e bugiardo come le “assunzioni a chiamata”. Che Alemanno sia vittima o complice, incudine o martello di questa migrazione di massa della tribù in fondo non importa. Importa che la tribù ritenga l’accamparsi l’ovvio bottino, la dovuta ricompensa di una vittoria elettorale. Importa che la pratica del diritto di saccheggio sotto forma di assunzioni di massa per la tribù sia vissuta come naturale.

Sulle assunzioni della tribù indaga ora la Procura di Roma e anche la Corte dei Conti. Troveranno entrambe poco e poco di reato. Non è infatti questione di Tribunali e giudici. Non è questione “legale”, tanto meno morale. E’ questione sociale, sociale e civile. Alemanno non lo capisce, il che lo rende socialmente e civilmente analfabeta o quasi. Analfabeta civile anche se amministratore probabilmente innocente. La tribù della destra e la città della tribù, questo il problema. E quando comandavano gli altri? Accadeva anche allora, ma con meno voracità e minore sfacciataggine. L’altra tribù, quella della sinistra, ha altri usi e costumi: non migra e si accampa in massa ed è più attenta alle forme. La tribù della destra ha più “fame” e si sfama con maggior clangore di stoviglie e mascelle. Non è un’accusa ma è una constatazione. La tribù della sinistra è più “educata” nel sedere in tavola. Sembra una piccola differenza, di forma e non di sostanza. Invece anche in questo caso la quantità fa qualità e la città di Veltroni è stata meno “scostumata” di quella di Alemanno. Anche allora qualche figlio e qualche segretaria, ma non tutta la tribù e non tutta “a chiamata”. Però l’idea che vincere le elezioni sia fare bottino l’hanno nutrita e praticata anche a sinistra. Per la sinistra era una “graziosa abitudine”. La tribù della destra ne ha fatto appunto un rito tribale. Di male in peggio: questi il passaggio e il bilancio.