Roma. Il Pdl in Campidoglio vacilla, il capogruppo Rossin lascia e passa a La Destra

Pubblicato il 13 Maggio 2010 - 21:19 OLTRE 6 MESI FA

Dario Rossin

Erano nell’aria ma sono arrivate oggi le dimissioni di Dario Rossin da capogruppo del Pdl in Campidoglio e del suo passaggio alla Destra. Il suo posto verrà ricoperto dal giovane Luca Gramazio, al quale spetterà il difficile compito di amalgamare le tante anime del partito che in questi due anni, soprattutto in consiglio comunale, si sono fatte sentire e hanno creato non pochi problemi al sindaco Gianni Alemanno.

Nel corso di una conferenza stampa, tenuta con il leader della Destra Francesco Storace, di cui prenderà il posto in Campidoglio come capogruppo del partito, Rossin ha parlato di “un gruppo consiliare del Pdl frammentato, una giunta comunale che va spesso e volentieri in corto circuito e un partito che ha ribadito la sua inefficienza alle ultime elezioni non presentando le liste e ammazzando così un’intera classe dirigente”. Una scelta, la sua, definita “dolorosa”, fatta dopo due anni in cui ha sopperito “a un partito assente che ha perso la cognizione rimanendo solo un cartello elettorale. La Destra è l’unico partito che impersona i valori in cui sono cresciuto. Mi sento tornato a casa”.

E’ stato proprio il sindaco, in una giornata convulsa sul fronte del bilancio, in cui i minisindaci di centrodestra hanno protestato contro il debito a loro dire “accumulato dalle giunte di sinistra”, che ha espresso parole dure: “Forse per l’onorevole Rossin più che l’appartenenza a un gruppo è importante essere un capogruppo”. Poi ha aggiunto: “Sono umanamente dispiaciuto da questa situazione ma politicamente non ritengo accettabile che un onorevole possa dall’oggi al domani passare ad essere capogruppo Pdl a capogruppo de La Destra, senza una minima pausa di riflessione”.

Alemanno ha detto che con Rossin ci sono stati dei problemi in passato su come gestiva il gruppo e quanto accaduto oggi non è “un fulmine a ciel sereno. Ma non mi aspettavo questa fuoriuscita dal partito. Se anche questo situazione mi dispiace da un punto di vista umano, da un punto di vista politico non posso non censurarla”.

E poi l’ammissione: “C’era un cambio della guardia in vista”. Il cambio di guardia era in effetti nell’aria e i segnali dai quali questo si poteva intuire erano chiari, legati anche a una serie di grane affrontate dal Pdl romano: da una parte l’affiancamento al capogruppo di tre vice (Gramazio, Tredicine, Gazzellone), dall’altra il continuo scontento che paralizzava l’aula mai nascosto soprattutto dai sette dissidenti che hanno poi dato vita al Laboratorio Roma.

Un gruppo consiliare, il più numeroso della storia del Consiglio comunale di Roma, con troppe anime e difficile da tenere insieme. Soprattutto all’ indomani delle tante delusioni derivate dalla formazione della giunta Polverini che ha scontentato molti. Di qui le voci di una richiesta da parte dei big del partito locale a Rossin di lasciare per far posto a qualcuno con più esperienza o capacità di aggregazione.

 I consiglieri comunali del Pdl si dicono delusi, convinti che, come spiega Giorgio Ciardi, “i problemi si potevano risolvere rimanendo uniti”; per Federico Mollicone “Rossin era in minoranza e non riusciva più a fare sintesi all’interno dell’aula, aveva perso il suo carisma”. Le dure parole di Alemanno non sono piaciute al leader de La Destra Francesco Storace, ormai capogruppo in Regione: “Il livore del sindaco nei confronti di Rossin è immotivato. Evidentemente Alemanno ha perso lucidità se arriva ad insultare un consigliere che rinuncia al potere. Alemanno deve comprendere che è arrivato il tempo di darsi una svolta politica, altrimenti non va da nessuna parte”.