Sarà Romani l’erede di Scajola? Berlusconi pensa ancora a un “tecnico”

Pubblicato il 17 Maggio 2010 - 21:28 OLTRE 6 MESI FA
paolo romani

Paolo Romani

Silvio Berlusconi deve decidere prima possibile chi prenderà il posto del dimissionario Scajola al ministero dello Sviluppo Economico. Secondo quanto riferisce l’Ansa, il premier, che attualmente ricopre l’incarico ad interim, vorrebbe chiudere il “toto-nomine” entro la fine settimana. Ancora in pista l’ipotesi di affidare il ministero ad un tecnico di prestigio.

Il nome più gettonato era quello di Paolo Romani, attuale vice ministro con delega alle comunicazioni. Ma Berlusconi sembrava aver cambiato idea dopo una cena con alcuni imprenditori a palazzo Grazioli. Il presidente del Consiglio aveva pensato anche a Emma Marcegaglia, ma il presidente di Confindustria ha declinato l’idea.

Per questo ha ripreso quota l’ipotesi Romani. Altri nomi non ce ne sarebbero al momento: in giornata sono circolate voci sulla possibile candidatura di Luca Cordero di Montezemolo poi smentite dall’entourage dell’ex presidente della Fiat. Così come vengono smentite le voci che vedrebbero Luisa Todini, ex europarlamentare del Pdl e tra i nomi presi a suo tempo in considerazione per la candidatura alla regione Lazio, come possibile successore di Claudio Scajola.

L’idea, quindi, è che alla fine il Cavaliere opti per una soluzione “politica”, ed in quel caso sulla promozione di Romani non ci sarebbero più dubbi. Il premier tornerà ad occuparsi direttamente della vicenda mercoledì quando farà a Roma.

E il ritorno a Roma sarà anche l’occasione per fare il punto sulla manovra economica. Berlusconi, spiegano i suoi fedelissimi, è in stretto contatto con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti per valutare le misure in cantiere. Spetterà al presidente del Consiglio fare la sintesi. Ed eventualmente impostare la strategia comunicativa per spiegare agli italiani il senso della finanziaria.

Nel frattempo a tenere banco all’interno della maggioranza è la possibile apertura all’Udc di Pier Ferdinando Casini. Nei ragionamenti fatti con i suoi interlocutori Berlusconi è stato chiaro: una maggioranza esiste già e va avanti nel rispetto del mandato elettorale. Ben venga però, avrebbe ribadito più volte, l’appoggio dei centristi sui provvedimenti in Parlamento. Solo nel caso in cui al Pdl dovessero mancare voti per governare cambierebbero strategia e opzioni, ipotizzando come extrema ratio anche le elezioni oppure un’eventuale nuova maggioranza, magari proprio con il ritorno di Casini.

Chi di Udc non vuole proprio sentir parlare è il leader della Lega Nord Umberto Bossi: “Casini – osserva – ‘nomen omen’: l’altra volta quando entrò nel governo fu un disastro. Tutti i giorni smontava qualcosa; si metteva di traverso”.

A spazzare via ogni dubbio è ufficialmente il segretario centrista Lorenzo Cesa che rivolgendosi direttamente al leader del Carroccio si affretta a chiarire: “Bossi stia tranquillo perché non c’é nessuna disponibilità ad entrare in questo governo”. Anche Casini ha smentito questa possibilità.