Rousseau, ultimatum a M5s: pagate entro il 22 aprile le quote mancanti o sarà divorzio

di Daniela Lauria
Pubblicato il 8 Aprile 2021 - 20:47 OLTRE 6 MESI FA
Rousseau, ultimatum a M5s: pagate entro il 22 aprile le quote mancanti o sarà divorzio

Rousseau, ultimatum a M5s: pagate entro il 22 aprile le quote mancanti o sarà divorzio (Foto Ansa)

Tra Rousseau e il Movimento 5 stelle è arrivata la resa dei conti. La data: il 22 aprile. Entro due settimane, la piattaforma web di democrazia diretta, creatura di Gianroberto Casaleggio ereditata dal figlio Davide, chiede di pagare i debiti sulle mancate quote versate dai parlamentari all’associazione.

Un buco da 450 mila euro, senza contare quelli dei fuoriusciti 5Stelle. L’ultimatum appare sul blog delle Stelle ed è inequivocabile già nel titolo: “E’ tempo di decisioni”. Basta “ambiguità e mancate scelte”, avverte. Altrimenti sarà divorzio e non pare consensuale: “Saremo costretti a immaginare un percorso diverso, lontano da chi non rispetta gli accordi”.

Un’ipotesi che mette alla prova anche la rifondazione del nuovo Movimento, annunciata dall’ex premier Giuseppe Conte. I vertici del Movimento però declassano la deadline a “polemiche su questioni interne”. Anzi, “un lusso che non possiamo permetterci”, perché in piena terza ondata della pandemia l’unica cosa che conta è “dare ai cittadini risposte, pratiche e incisive, in tempi brevi”.

M5s, la prima sede nel centro di Roma

Nel frattempo il nuovo corso passa anche attraverso la sede che il Movimento avrebbe per la prima volta. In effetti sarà in un palazzo nel centro di Roma, ma il contratto non è ancora concluso. Di certo nessuna sorpresa sull’addio tra la piattaforma immaginata da Casaleggio senior e il sogno politico di Beppe Grillo.

A tenere i conti fino al “punto di non ritorno” è proprio Rousseau: sono passati “ben 15 mesi dalle dimissioni dell’ultimo capo politico eletto democraticamente dagli iscritti”, alias Luigi di Maio che già allora – sottolinea il post – sollecitava il mantra del Movimento, “la rifondazione del M5S”. E invece nonostante il contributo che l’associazione rivendica di aver dato “come in una famiglia, con lealtà e senza mai limitarci”, all’inizio del 2020 arrivano le prime crepe, negando gli accordi presi rispetto ai servizi di Rousseau.

Ad agosto – ricostruisce Rousseau sul blog – una bozza di accordo viene mandata al reggente Vito Crimi su ruoli e responsabilità reciproche. “Analisi però rinviata”, è la constatazione amara . Un mese dopo, l’avviso agli iscritti 5S della “gravità della situazione” e quindi il taglio dei servizi, sollecitando ogni settimana una risposta dall’alto. Così fino alla raccolta fondi avviata giorni fa “per provare a mantenere vivo il progetto civico, a prescindere dalle decisioni del Movimento” che – affonda Rousseau – “è arrivato addirittura a negare l’esistenza del debito tramite alcuni suoi esponenti”.

M5s, 90 parlamentari su 240 in regola con restituzioni

Secondo il sito del movimento “Tirendiconto.it”, sono 90 su 240 (il 37,5%) i pentastellati in Parlamento in regola con le cosiddette “restituzioni” di quota delle loro indennità. Compresi i 300 euro versati alla piattaforma.