Caso Ruby, Csm: “Maroni non ha leso l’autonomia del pm Fiorillo” ma “da loro versioni diverse”

Pubblicato il 14 Gennaio 2011 - 15:54 OLTRE 6 MESI FA

Ruby

Non ha lontanamente leso ”l’autonomia e l’indipendenza della magistratura” il ministro dell’Interno Maroni, quando ha riferito in Parlamento della vicenda di Ruby. E neppure lo ha fatto il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati. Per questo ”non vi sono dubbi che nella vicenda non vi è spazio per l’intervento del Csm”, che è stato comunque ”legittimamente richiesto dalla dottoressa Fiorillo”. Lo sottolinea la Prima Commissione del Csm nelle motivazioni del provvedimento con il quale ha chiesto l’archiviazione dell’esposto presentato dal pm dei minori di Milano Annamaria Fiorillo sulle ”discrepanze” tra quanto, secondo lei, accaduto la sera in cui Ruby fu portata in questura e la versione data da Maroni.

”Il ministro dell’Interno nell’esercizio del suo diritto-dovere di informare il Parlamento non critica la condotta della magistratura né polemizza con la dottoressa Fiorillo – si legge nella delibera,relatore il togato del Movimento per la Giustizia Roberto Rossi – E irrilevanti sono le dichiarazioni del Procuratore della Repubblica di Milano sia perché non riferisce fatti ma valutazioni sia perché informali e quindi prive di valenza procedimentale”.

Ritenendo che ”le vicende descritte non sono neppure astrattamente idonee a ledere l’autonomia e l’indipendenza della Magistratura”, la Commissione evidenzia che non c’e’ percio’ spazio per un intervento a tutela di Fiorillo.

“Da Maroni e Fiorillo versioni diverse”. Il Csm sottolinea anche che le versioni del ministro dell’Interno Maroni e del pm di Milano Annamaria Fiorillo sulla vicenda di Ruby ”sono tra loro diverse”, ma ”non spetta al Csm chiarire eventuali contrasti”.

Nel deliberato che è stato depositato oggi (relatore il togato del Movimento per la Giustizia Roberto Rossi) i consiglieri esplicitano la questione di maggiore contrasto: ”La dottoressa Fiorillo esclude di aver autorizzato l’affidamento della minore El Mahroug Karima a Minetti Nicole; al contrario l’ufficio della Questura di Milano (le cui affermazioni sono state riportate dall’On. Ministro) l’affidamento è avvenuto sulla base delle indicazioni del pubblico ministero di turno presso il Tribunale per i minorenni”.

”Eventualmente – aggiungono – sarà la competente autorità giudiziaria, nelle modalità previste dalla legge, a verificare la corretta ricostruzione dei fatti”.

Verte sull’affidamento di Ruby al consigliere regionale Nicole Minetti il contrasto tra le versioni del ministro dell’Interno Maroni e del pm presso il tribunale di Milano Annamaria Fiorillo evidenziato dal Csm. Per il titolare del Viminale, che si e’ basato sulla ricostruzione fatta dalla questura di Milano ,l’affidamento avvenne ”sulla base delle indicazioni del pm di turno”. ”Non ricordo di averlo mai autorizzato” sostiene invece il magistrato che per questo ha accusato il ministro di ”calpestare la verita”.

Due ricostruzioni dunque per quella sera del 27 maggio 2010 quando la ragazza marocchina venne portata in questura dopo che una donna l’aveva accusata di averla derubata: era priva di documenti e dai primi accertamenti era emerso che aveva una denuncia di scomparsa da una comunita’ di Messina. In una relazione del 29 ottobre scorso al suo capo Monica Frediani, e poi inviata anche al Csm , Fiorillo sostiene di aver disposto sin dall’inizio ( intorno alle 21) che la ragazza , che le era stato riferito fosse ”figlia di Mubarak”, venisse sottoposta ai rilievi dattiloscopici e quindi ”collocata in idonea struttura di accoglienza”. E racconta che alle 23, quando una funzionaria della Questura di Milano le oppose ”una serie di difficoltà” sul collocamento della minore in comunità, e le prospettò la possibilità di affidare la giovane a un ”Consigliere Ministeriale” che si era intanto presentato in questura e che era pronto a accogliere la ragazza, lei fece presente ”in modo assertivo l’inopportunita’ di un affidamento a persona estranea alla famiglia senza l’intervento dei Servizi Sociali”.

L’altra versione è quella che Maroni ha consegnato al Parlamento il 9 novembre scorso: il ministro ha raccontato che alle 23 il capo di gabinetto della questura venne chiamato al cellulare da uno degli addetti alla sicurezza del premier che poi passò il telefonino allo stesso Berlusconi. Questi chiese ”informazioni in merito all’accompagnamento presso la questura di una ragazza di origine nordafricana, che gli sarebbe in precedenza stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak”. Il capo di gabinetto contattato’ il funzionario di turno della centrale operativa, si informò sui fatti e raccomandò ”che venissero svolti con celerità tutti gli accertamenti previsti dalla legge”.

Dopo circa un’ora,nuova chiamata dell’addetto alla sicurezza di Berlusconi, ”che chiedeva ulteriori chiarimenti sulla vicenda”. Nel frattempo l’arrivo in questura di Nicole Minetti che ”riferiva di conoscere la ragazza, assicurando la propria disponibilità a prenderla in affidamento”. Accertato ”che al momento non c’erano sono posti disponibili nelle comunita’ della zona”, e ”sulla base delle indicazioni del pubblico ministero di turno presso il tribunale per i minorenni” venne disposto l’affidamento di Ruby a Minetti.