Le indagini sul caso Ruby, processo a Milano: conflitto tra poteri, sceglierà la Consulta

Pubblicato il 20 Gennaio 2011 - 11:15 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi non riconosce alla Procura milanese la competenza «nè funzionale, nè territoriale». I magistrati lo hanno chiamato a comparire, ma il presidente del Consiglio ha detto no assoluto per il prossimo week end. Sul caso Ruby le indagini continuano, ma Berlusconi ha lanciato la sua ennesima sfida contro i magistrati.

Secondo da Paolo Colonnello su La Stampa questa mossa “in parte accelera l’invio al gip della richiesta di giudizio immediato, che potrebbe già essere presentato all’inizio di settimana prossima (salvo ripensamenti e colpi di scena dell’ultimo momento), dall’altra fa capire che sicuramente della vicenda dovrà occuparsi non solo un tribunale (competenza territoriale) ma soprattutto la Corte Costituzionale visto che per i legali del Cavaliere la Procura non ha soprattutto competenza «funzionale», che spetterebbe invece al tribunale dei ministri”.

Se le cose stanno così i poteri dello Stato vanno in conflitto e per decidere sulla questione servirà il ricorso della Consulta. In ogni caso però la sentenza non fermerà l’iter e la prima udienza dovrebbe essere tra circa due mesi.

Cosa succederà dunque? Nei prossimi giorni sul conflitto dovrebbe essere votato a maggioranza, ma spiega Colonnello,  “non sospenderà gli effetti della richiesta di giudizio immediato, che contempla l’esistenza di «prove evidenti»”.

A quel punto dopo la richiesta presentata al giudice per le indagini preliminari, avrà 5 giorni per fissare, entro il 20 marzo, un processo. In ogni caso però il dibattimento non verrà sospeso e potrebbe pure succedere che venga emessa una sentenza.

Cosa potrebbero fare i difensori di Berlusconi? La Stampa sostiene che potranno ripresentare la questione fin dalla prima udienza, oppure chiedere sospensioni per legittimo impedimento o, ancora, ricusare pm o giudici.

La grana per il Cavaliere allora potrebbe essere il racconto di una giovane che sarebbe stata indotta ad avere rapporti sessuali anche contro la sua volontà. Sarà vero? Nei documenti mandati a Montecitorio mancano all’appello dei verbali di Ruby dove ci sarebbero altri nomi.

I pubblici ministeri Ilda Boccassini, Antonio Sangermano e Pietro Forno, con l’approvazione del procuratore Edmondo Bruti Liberati continuano a lavorare. Sono continuate le deposizioni di testimoni, la maggior parte giovani donne. Le nuove intercettazioni che ci sarebbero, dunque, potrebbero essere usate come prove a carico anche del presidente del Consiglio e non solo degli altri indagati, Nicole Minetti, Lele Mora ed Emilio Fede.

Se ci sono altre carte ancora, secondo il Fatto quotidiano, il procuratore chiarisce: “Non abbiamo né video, né foto”. Secondo quanto scrivono Gianni Barbacetto e Antonella Mascali in Procura si lavora a un rafforzamento di quanto la procura ritiene di aver già acquisito come “prova evidente” del reato di prostituzione minorile, per il quale non è necessario un rapporto sessuale completo tra un adulto e una minorenne, ma sono sufficienti contatti fisici e “palpazioni concupiscenti”. E secondo la testimonianza del carabiniere Floriano Carrozzo, resa il 13 dicembre scorso, Berlusconi sapeva che Ruby fosse minorenne.

Il Fatto propone poi un’intercettazione di Ruby che alla madre di un suo amico, il 7 settembre 2010, dice: “Io ho negato che Silvio sa che sono minorenne”.