Ruby, difesa: verbale che scagiona Berlusconi. “In questura normale telefonata”

Pubblicato il 14 Marzo 2011 - 12:00 OLTRE 6 MESI FA

Ruby

MILANO – Mentre in pm di Milano continuano a raccogliere prove in vista del processo a Silvio Berlusconi sul caso Ruby, anche i legali del premier si organizzano. Secondo quanto scrive ‘Il Giornale’ Niccolò Ghedini e Piero Longo sono concentrati soprattutto nel dimostrare che Berlusconi non costrinse i poliziotti milanesi a rilasciare Ruby il 27 maggio del 2010. E proprio per sostenere questa tesi, i legali del Cavaliere avrebbero acquisito la testimonianza di un agente dei servizi segreti, lo stesso che quella sera avrebbe fatto per primo l’ormai famosa chiamata in Questura. Una telefonata che descrive come una richiesta di informazioni dai toni “assolutamente norma­li”.

‘Il Giornale’ riporta  le dichiarazioni rese dallo 007 ai legali di Berlusconi: “Il giorno 27 maggio alle ore 23 circa mi trovavo in qualità di responsabile delle scorta dell’on. Silvio Berlusconi pres­so l’aeroporto Le Bourget di Parigi al seguito del presiden­te del Consiglio dei ministri che si trovava nella capitale transalpina perché impegna­to in una riunione ministeria­le Osce. Mentre mi trovavo con le autorità al suo seguito a bordo dell’aeromobile, svol­gendo le ultime attività di veri­fica prima del decollo, venivo avvicinato dall’on. Valentino Valentini, che abitualmente segue il premier durante i suoi spostamenti all’estero, il qua­le mi chiedeva se era possibile contattare qualcuno alla que­stura di Milano in quanto il presidente voleva avere noti­zie riguardo ad una situazio­ne. Lo scrivente, mentre si tro­vava all’interno della cabina del presidente, contattava al­l’uopo il capo di gabinetto del­la questura di Milano, dott. Pietro Ostuni. Tengo a precisa­re che ho rapporti costanti di lavoro con il dott. Ostuni, in re­lazio­ne al fatto che la nostra at­tività si svolge prevalentemen­te anche nel capoluogo lom­bardo“.

Spiegai brevemente al dott. Ostuni – si continua a leggere – che l’on. Valenti­ni aveva bisogno di parlargli di una questione che interes­sava il presidente e glielo pas­sai, dando il mio cellulare al­l’onorevole. Successivamen­te mi allontanavo per svolgere mansioni connesse al mio in­carico. Dopo poco l’on.Valen­tini nel restituirmi il cellulare mi riferì dell’interessamento del premier per una persona conosciuta e che era trattenu­ta presso gli uffici della questu­ra di Milano. Giunti a Roma presi posto come di consueto all’interno della vettura utiliz­zata dal presidente. Dopo po­co l’on. Valentini mi chiese se si potevano avere aggiorna­menti sulla questione di Mila­no. Ricontattai perciò il dott. Ostuni e gli chiesi se ci fossero novità al riguardo. Il dirigente mi spiegò che le procedure erano in via di completamen­to e che la persona in oggetto era ancora trattenuta per ac­certamenti. A questo punto passai il cellulare all’on.Valen­tini che lo diede al presidente Berlusconi, che si limitò a rin­graziare il dott. Ostuni. Della vicenda non ho più avuto noti­zia“.