Rutelli al Pd: “Io ho scelto, e voi?” Dai democratici risposte contraddittorie

Pubblicato il 11 Novembre 2010 - 10:24 OLTRE 6 MESI FA

Francesco Rutelli

Francesco Rutelli sceglie il quotidiano Europa per rivolgersi al Partito Democratico. “Noi abbiamo scelto” scrive il leader di Alleanza per l’Italia che poi chiede al Pd: “E voi?”. Secondo Rutelli, infatti, non è ancora chiaro “quale coalizione il Pd intenderebbe formare”. Secondo il leader di Api, infatti, Bersani e i suoi non possono non fare i conti con “la crisi nera del bipolarismo” e l’innegabile “richiamo del terzo polo”. Rutelli, quindi, chiama il Pd ad un’alleanza chiara che, però, nelle sue intenzioni deve mettere da parte Vendola e Di Pietro.

Come accade davanti ad ogni scenario di alleanza plausibile, da Pd arrivano segnali contraddittori. Apertura a Rutelli da parte di Marco Follini che chiede al leader di Api un passo ulteriore: “Tifo per un’alleanza tra riformisti e moderati che però va costruita da ambo i lati. I riformisti si devono sottrarre al fantasma dell’alleanza tutta spostata a sinistra mentre i moderati non devono cedere alla deriva della conservazione”.  Per Follini, quindi, è Rutelli a dover risolvere una certa ambiguità: “L’equidistanza tra Pd e Pdl non regge. E’ richiesta una scelta strategica sia a noi sia a loro”.

Parzialmente diversa l’analisi di Paolo Gentiloni: Rutelli “ha ragione, servono scelte chiare anche se il Pd tutto può fare tranne che una scelta centrista”. E Il Pd? Secondo Gentiloni  “non deve rinchiudersi in una mini alleanza di sinistra con Vendola e Di Pietro ma, allo stesso tempo, il centro non deve illudersi che la sua proposta sia risolutiva con questa legge elettorale”. Anche perché, secondo l’esponente del Pd, se ” malauguratamente si va a votare con il “porcellum”, Casini e Rutelli sanno bene che da soli arrivano terzi. Qui c’è il rischio che si ripeta il ’94 quando, alla fine, fu Berlusconi a governare». Secondo Gentiloni, quindi,  è necessario “lavorare a un’alleanza di centrosinistra anche a costo di perdere qualche pezzo, se non tutti sono disponibili”.

Giuseppe Fioroni, ex popolare, è invece preoccupato dal terzo polo, soprattutto se dentro dovesse finirci anche Gianfranco Fini.”Noi – spiega -non possiamo rimanere schiacciati tra l’incudine e il martello, tra Fini e Renzi”. Per Fioroni occorre riconoscere il merito di Fini, quello di aver “saputo rinnovare la destra ma dobbiamo stare attenti a non alimentare l’immagine che lo raffigura come la levatrice della terza Repubblica mentre il Pd è il vecchio, anche se è il partito più presentabile della seconda Repubblica”. Il Pd, invece, deve evitare di “riproporre lo schema della vecchia macchina da guerra del ’94 di Occhetto. Invece dobbiamo saper attrarre i moderati, anche di centrodestra, agganciandoli a un serio programma di governo concordato con il centro”.

Le elezioni si avvicinano. La chiarezza di idee e l’unità di intenti nel Pd, invece, sembrano ancora molto lontane.