Salva Sallusti, Senato cattivista contro stampa: cancella emendamenti Pd-Pdl

di Viola Contursi
Pubblicato il 25 Ottobre 2012 - 11:40| Aggiornato il 24 Ottobre 2014 OLTRE 6 MESI FA
Salva Sallusti, ripresa discussione su emendamenti in Senato

ROMA – Sul Salvo Sallusti il Senato sceglie la linea ‘cattivista’ contro la stampa, cancellando in Aula addirittura gli emendamento Pd-Pdl su cui sembrava si fosse trovato un accordo. Salta così l’emendamento che tendeva a limitare la pratica delle richieste risarcitorie intimidatorie, salta quello che cancellava l’obbligo di restituire i contributi in caso di diffamazione… Ora viene stabilito che in caso di condanna per diffamazione il giornale deve restituire gli eventuali contributi che ha ricevuto dallo Stato; il giornale dovrà pubblicare la rettifica gratuitamente “e senza ulteriori commenti”; inoltre si amplia il concetto di testata giornalistica, estendendo a tutti i ”prodotti editoriali diffusi per via telematica, con periodicità regolare e contraddistinti da una testata” l’obbligo di rettifica e tutti gli altri obblighi a cui sono assoggettati i giornali.

L’Aula del Senato ha ripreso la discussione del ddl diffamazione, o ‘Salva-Sallusti‘, dopo lo stop di mercoledì sera, fino all’ora di pranzo di giovedì 25 ottobre. La discussione è stata rimandata a lunedì 29, proprio quando si stava per affrontare uno degli argomenti più spinosi: la riduzione delle multe per chi diffama. A proporre il rinvio è stato il presidente del gruppo Pdl Maurizio Gasparri che ha chiesto anche di accantonare gli emendamenti della discordia: quelli che riducono le multe a una forchetta che va dai 5mila ai 50mila euro. D’accordo con il rinvio si è detta anche il presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro, che ha definito il testo “equilibrato” e ha chiesto che venga approvato così com’è. 

Per quanto riguarda la restituzione dei contributi, l’Aula del Senato ha di fatto sconfessato l’accordo raggiunto mercoledì nella maggioranza sul ddl diffamazione. In caso di condanna i giornali dovranno restituire i contributi per l’editoria, così come prevede il comma 2 dell’articolo 9 del ddl sulla Diffamazione per il quale era stata decisa la soppressione con parere favorevole di governo e relatori. I ‘no’ alla soppressione della norma che prevede la restituzione dei contributi all’editoria sono stati 119, mentre  i sì 112. Contro i tre emendamenti che chiedevano la cancellazione del comma 2, uno dei quali portava la firma del capogruppo del Pd Anna Finocchiaro e del senatore sempre Pd Vincenzo Vita, si è espresso un altro senatore Democratico, Gerardo D’Ambrosio.

Sessantotto senatori del Pdl hanno votato in dissenso da quella che era la posizione ufficiale del gruppo: cioè quella di sopprimere la norma che prevedeva la restituzione dei contributi per l’editoria in caso di condanna per diffamazione. Mentre il presidente dei pidiellini Maurizio Gasparri ieri sera aveva detto si’ all’intesa per cancellare questa norma dal ddl per la Diffamazione, in 68 si sono espressi in maniera contraria lasciando cosi’ nel testo il taglio di questi contributi.

Per quanto riguarda la rettifica “senza ulteriori commenti”, l’Aula ha approvato l’emendamento al ddl sulla diffamazione che ha come firmatario Antonino Caruso del Pdl. L’aula del Senato ha inoltre approvato l’emendamento Rutelli-Bruno (Api) che impone al gestore di un archivio digitale di una testata editoriale on line l’integrazione o l’aggiornamento, su richiesta dell’interessato, della notizia che lo riguarda alla luce di un’avvenuta rettifica. Il nuovo testo prevede che “in caso di rettifica a notizia pubblicata in un archivio digitale di un prodotto editoriale, accessibile dal pubblico tramite reti di comunicazione elettronica”, l’interessato, “può chiedere l’integrazione o l’aggiornamento della notizia che lo riguarda. Il gestore dell’archivio è tenuto a predisporre un sistema idoneo a segnalare con evidenza e facilità a chi accede alla notizia originaria l’esistenza dell’integrazione o dell’aggiornamento”.

L’aula del Senato ha poi bocciato due emendamenti a prima firma del senatore Felice Casson (Pd), che intendevano limitare la pratica delle richieste risarcitorie intimidatorie contro la stampa. Nelle norme proposte e bocciate, in caso di lite temeraria nella querela penale o di “mala fede o colpa grave” di chi agisce in sede civile nella richiesta di risarcimento, il giudice poteva stabilire un risarcimento a favore del giornalista che si è dimostrato non essere diffamatore. Il risarcimento che il giudice poteva assegnare al giornalista ingiustamente querelato sarebbe arrivato “fino a un decimo” della somma richiesta dal sedicente diffamato.

Ad aver ampliato il concetto di testata giornalistica, invece, è stato un emendamento del Pdl, primo firmatario Franco Mugnai, (1.207) approvato anch’esso dall’Aula del Senato. La definizione, spiega Giacomo Caliendo (Pdl), è quella ripresa dalla legge n.66 del 2001 e ”abbiamo pensato di rifarci a questa dicitura perché è quella che riguarda i prodotti editoriali per i quali scatta l’obbligo di avere un direttore editoriale”.

Per Anna Finocchiaro il testo va bene così com’è:  “Abbiamo trovato un equilibrio positivo e sarebbe un errore grave, secondo me, non votare questo testo. Oggi in alcuni interventi ho sentito toni contro il mondo dell’informazione che non mi sono piaciuti, ma spero che la prossima settimana si possa arrivare ad un voto positivo”.

Per leggere il testo integrale, comprensivo di emendamenti, attualmente all’analisi dell’Aula del Senato clicca qui (Pdf).