San Raffaele, la clinica ‘di famiglia’ per far campare Berlusconi 120 anni

Pubblicato il 5 Novembre 2010 - 12:13| Aggiornato il 22 Aprile 2020 OLTRE 6 MESI FA

Tutto inizia da un impegno che va oltre ogni possibile promessa da campagna elettorale: “Campare almeno 120 anni”. E’ il patto che unisce il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il medico sacerdote Don Luigi Verzè, il fondatore del San Raffaele. E visto che in due, premier e sacerdote sommano quasi 165 anni (91 Verzè, 74 Berlusconi), si sono messi subito in modo. Con un progetto semplice e suggestivo: si impianta un chip sottopelle che legge il genoma e segnala ogni eventuale anomalia.

La medicina predittiva del ‘prete mago’, però, non è a costo zero: servono finanziamenti e strutture. Finanziamenti e strutture analizzati, nel dettaglio, sul Fatto Quotidiano da Vittorio Malagutti. Il giornalista parte dal cemento di Lavagno, nel Veronese, luogo scelto per la costruzione del San Raffaele Quo Vadis. Il Fatto lo descrive così: “Una mega struttura su un’area di 500 mila metri quadrati dedicata alla “promozione e al mantenimento dell’integrità biopsicospirituale”. Il super-appalto vale 150 milioni. E’ stato annunciato in pompa magna nel 2007 dallo stesso Berlusconi, ma i lavori non sono ancora partiti. Nel frattempo però si autorizzano nuove strade, autostrade e svincoli al servizio dell’annunciato polo di ricerca. Si comincia così. E poi si vedrà”.

Oltre alle strutture, però, serve una società. E arriva la Molmed, la cui composizione societaria è definita da Malagutti un “libro di famiglia”. Ci sono quote per la Fininvest (24%), San Raffaele (10%), Ennio Doris (partner di Berlusconi in Mediolanum e una finanziaria, spiega il quotidiano “con sede nel paradiso off-shore di Madeira, che negli anni scorsi gli atti ufficiali segnalavano come riconducibile al gruppo svizzero Arner, la banca luganese da sempre vicinissima a Berlusconi. La stessa Arner, del resto, fino a pochi mesi fa controllava una partecipazione di poco superiore al 2 per cento nella Molmed. Gli incroci però non finiscono qui. Il direttore generale della società farmaceutica si chiama Marina del Bue: suo fratello Paolo è il banchiere, socio fondatore della Arner, accusato dalla procura di Milano di aver gestito i fondi neri della Fininvest”.

Composizione societaria a parte, nel 2008 la Molmed viene quotata in Borsa. All’inizio viene stimata dal mercato circa 224 milioni. Poco meno di tre anni dopo ne vale 86. Deprezzamento, spiega, Malagutti, dovuto in parte ai bilanci (nel 2009 5 milioni di ricavi e 17 di perdite), in parte al fatto che, il valore inziale di Molmed, “in mancanza di prodotti reali già messi in commercio, si basa per intero su una speranza, quelli dei ricavi che verranno se e quando le ricerche si trasformeranno in farmaci veri”.

Risultato inevitabile: un nuovo aumento di capitale. I soldi, racconta il Fatto, ce li mette quasi tutti Berlusconi mentre il San Raffaele fa un passo indietro. La speranza di campare 120 anni, evidentemente, non fa badare a spese.