Il Governo scioglie l’Azienda Sanitaria di Vibo Valentia per infiltrazioni mafiose

Pubblicato il 17 Dicembre 2010 - 22:15 OLTRE 6 MESI FA

Appalti a imprese in odor di mafia o, addirittura, riconducibili direttamente ad esponenti di spicco della criminalita’ organizzata. La ‘ndrangheta aveva messo le mani sulla sanita’ a Vibo Valentia. A certificarlo ci ha pensato il Consiglio dei ministri che stamani ha sciolto l’Azienda sanitaria provinciale per infiltrazioni mafiose.

Una decisione attesa e non solo perche’ il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, l’aveva annunciata una settimana fa. In molti si attendevano lo scioglimento dopo che nell’ottobre scorso la Commissione d’accesso, insediata a gennaio dal prefetto di Vibo Valentia Luisa Latella, aveva ultimato i suoi lavori. La relazione conclusiva e’ stata inviata anche alla Dda di Catanzaro dal momento che sono presi in considerazione aspetti inediti sui quali fino ad ora non ci sono state indagini, ma che comunque segnerebbero una certa continuita’ con quanto accertato in passato.

Molteplici gli aspetti presi in considerazione dalla commissione che non ha trascurato neanche i casi di malasanita’ che si sono verificati nell’ospedale, a cominciare dalla morte di Federica Monteleone, deceduta nel 2007 dopo una settimana di coma per un black out verificatosi in una sala operatoria. Nella relazione si parla anche delle inchieste gia’ svolte, come quella del 2005, denominata Ricatto, su presunti casi di corruzione nell’appalto dei lavori per la costruzione del nuovo ospedale. Una struttura che non ha mai visto la luce dopo il sequestro del cantiere ad opera della magistratura. O come l’operazione del 2007 che ha portato all’arresto di una ventina di presunti affiliati alla cosca Lo Bianco, legata ai Mancuso, alcuni dei quali lavoravano in ospedale. Oltre al lavoro d’iniziativa, la commissione ha anche ripreso la relazione fatta dalla guardia di finanza per l’Alto commissario per la lotta alla corruzione che e’ stata fatta propria, nel febbraio 2008, dalla Commissione antimafia.

I finanzieri conclusero il loro lavoro evidenziando una serie di criticita’ piuttosto lunga. A cominciare dalla ”presenza di esponenti della criminalita’ organizzata tra il personale dipendente di ditte giudicatrici di appalti” per passare alla ”condotta di dirigenti che hanno favorito l’aggiudicazione di taluni appalti a ditte riconducibili direttamente o indirettamente ad esponenti di spicco della criminalita’ organizzata locale”. Situazioni che, secondo la commissione, si sarebbero perpetrate nel tempo, sino ai giorni nostri, tanto da indurre il Governo a sciogliere l’Azienda sanitaria. (ANSA).