Sanremo: il Festival più serio della politica, infatti Sacconi…

di Lucio Fero
Pubblicato il 15 Febbraio 2011 - 15:35| Aggiornato il 16 Febbraio 2011 OLTRE 6 MESI FA

Sanremo-Uno legge che laggiù a Roma il ministro del Welfare Maurizio Sacconi “avverte una deriva laicista in funzione anti premier” e si accorge che quanto scritto da Michele Brambilla su La Stampa non è paradosso giocoso di giornalista ma pura e dura verità: il Festival di Sanremo è cosa più seria e seriosa della politica. A Roma Sacconi proclama anti premier la sentenza che in un caso, in un caso solo e particolare, giudica legale e accettabile l’adozione di una bambina da parte di una donna single. Quella mamma era già mamma della sua bambina, l’adozione era stata riconosciuta negli Usa e la donna, al traferimento in Italia, aveva chiesto a un Tribunale di non separarla dalla figlia adottata spedendo la minore in istituto o all’improbabile adozione di un’altra famiglia, improbabile perché nessuno o quasi adotta i bambini che hanno già qualche anno di età. Per Sacconi questa è “creatività giudiziaria contro i valori della famiglia” e “deriva laicista”. Sacconi che non deve aver perso tempo a leggere oltre il titolo della notizia. L’avesse fatto avrebbe appreso che non è stata stabilita e imposta la libera adozione da parte dei single, ma solo riconosciuta una famiglia che già c’è, una mamma e la sua bambina. E che nessun principio “laicista” è stato stabilito e imposto, se non quello laico e pure religioso dell’umana carità. Ma il meglio Sacconi lo dà quando inserisce l’accaduto nel vento anti Berlusconi che spira: quella mamma adottiva e la sua bambina sono, canta l’acuto Sacconi, una cellula dell’opposizione “moralistica” a Berlusconi. Se Sacconi canta così, quale canzonetta più frivola potrà mai cantare Sanremo?

Scrive, anzi scriveva preveggente, non sapeva ancora di Sacconi, Michele Brambilla: “La sessantunesima edizione del Festival segna l’avvenuto sorpasso delle canzonette sul dibattito politico giornalistico quanto a qualità, spessore culturale e, appunto, serietà. Non ci voleva molto a superare il livello di un dibattito sui temi altissimi delle feste di Casoria e del bunga-bunga, delle foto di Veronica a seno scoperto e di quelle di Vendola tutto scoperto, delle manifestazioni con le mutande e di quelli senza mutande…”. Sì, Sanremo è più serio della politica, Brambilla stupisce e racconta: “i giornalisti rispettano i posti loro assegnati e quindi non sembrano neanche giornalisti, i fotografi non si fanno largo a gomitate e quindi non sembrano neanche fotografi, Belen non è più intelligente che bella perché sarebbe troppo, ma più intelligente di qualche ministra e sottosegretaria sicuramente sì…la conferenza stampa è una lezione di stile e buona educazione ai protagonisti dei talk-show. Non c’è nessuno che mostra il dito medio, che urla, che interrompe o che si rifiuta di rispondere a una domanda mostrando le terga…La sessantunesima edizione è la fine di un mito di un Festival di evasione, ormai è una lezione alla politica, godiamoci questo momento di rinascita nazionale…tra qualche giorno passeremo da Al Bano ad Alfano e torneremo a sorridere spensierati”. Sbagliava Brambilla solo di poco, Alfano ha subito preso il posto di Al Bano cantando in mattinata da Roma: “Il Parlamento offeso”.

Quel che temeva il direttore artistico Gian Marco Mazzi paventando i “fatti esterni per motivi di Auditel”. Se la sera in tv c’è lo show di ballarò e Annozero sul processo per rito immediato a Berlusconi, l’ascolto del Festival ne soffre. Saranno teatrini ben più vivaci e scomposti del Teatro Ariston e nessuno nella politica e nella tv che sale ed emana da Roma manterrà l’aplomb diplomatico-marziano di Elisabetta Canalis e Belen Rodriguez che, niente meno, pregano stampa e tv di “tenere fuori i due fidanzati George Clooney e Fabrizio Corona” e che, a domanda su cosa pensassero delle donne in piazza domenica in tutta Italia rispondono rispettivamente: “Rispetto, ma non ci sarei andata”, oppure: “Perché? Che è successo, non sapevo niente”. Gianni Morandi dice che in piazza ci sarebbe andato ma lui non è donna e la cosa finisce lì senza neanche una rissa.

E’ un Festival serio: Paolo Kessisoglu e Luca Bizzari, le due Iene, ne danno la linea rigorosa e tracciano il confine: “Non possiamo essere volgari nè parlare di sesso, quindi non ci occuperemo dell’attualità”. C’era una volta il Festival, Sanremo nazional-popolare, ora è appuntamento d’èlite.