Sardegna, Berlusconi travolge Soru e Veltroni

Pubblicato il 17 Febbraio 2009 - 16:45| Aggiornato il 12 Aprile 2021 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi vola più alto di ogni avversa sentenza, non gli occorre più nessun scudo legale. Il voto popolare lo premia ancora. Walter Veltroni non è detto sarà ancora il segretario del Pd dopo le elezioni europee di giugno. E non è detto che lo stesso Pd sopravviverà nella forma conosciuta finora al 2009: il partito si sta sfarinando e non solo elettoralmente.

Dalle elezioni regionali sarde arriva un altra conferma della forza del Pdl e di Berlusconi e della debolezza del Pd e del suo leader. Il candidato del centrodestra Ugo Cappellacci ha vinto con il 51,9% dei voti (56,7% sono andati alla coalizione che lo sosteneva) contro il 42,9% di Renato Soru (4 punti in più del 38,6% ottenuto dai partiti del centrosinistra).

Uno smacco per il presidente della Regione uscente, fondatore di Tiscali e proprietario de L’Unità: è stato battuto, e nettamente, dal figlio del commercialista del premier.

Il colpo è stato ancora più duro per Veltroni, che si era speso in prima persona nella campagna elettorale ed ha consegnato le dimissioni ai vertici del Pd riunitisi in fretta e furia dopo la sconfitta. Dimissioni respinte, ma rimane il problema di chi guiderà un partito in crisi all’appuntamento con le elezioni europee che si terranno fra soli quattro mesi. Pierluigi Bersani, dopo l’autocandidatura dei giorni scorsi, sembra tirarsi indietro. Le alternative sono il congresso anticipato a marzo o aprile o un direttivo che affianchi l’attuale segretario fino a giugno. Intanto, Massimo D’Alema cerca alleanze a sinistra (Prc), Francesco Rutelli al centro (Udc).

Sul fronte opposto il Cavaliere si dimostra veramente “una gioiosa macchina da guerra”, mostra i muscoli ad An e Lega e poco lo toccherà in questo momento la condanna inflitta dal Tribunale di Milano all’avvocato inglese David Mills di quattro anni e sei mesi per corruzione in atti giudiziari: il legale nel luglio del 2004 aveva ricevuto 600mila dollari dal gruppo Fininvest per dire il falso nei processi in cui era coinvolto Silvio Berlusconi.