Scajola, barra al centro “per liberare Berlusconi”

di Franco Manzitti
Pubblicato il 14 Marzo 2011 - 03:45| Aggiornato il 15 Marzo 2011 OLTRE 6 MESI FA

Claudio Scajola

Navigazione verso il centro con nelle vele il vento delle firme di 23 deputati e di 13 senatori del Pdl e in tasca quella di un numero imprecisato di parlamentari con altre targhe, compreso una vera e propria squadra del Pd, ex margheriti e post dc, decisi a fare il salto della quaglia. Cosa altro potrebbe fare un ex ministro, ex coordinatore della ex Forza Italia che ha intitolato il suo movimento Fondazione Cristoforo Colombo, ricordandosi di essere un delfino del supercolombista numero uno, il genovese Paolo Emilio Taviani?

Claudio Scajola ci pensava da tre mesi, da quando l’indagine giudiziaria che lo aveva costretto alle seconde dimissioni della sua carriera ministeriale, quella per la casa con vista Colosseo, pagata a sua insaputa” dalla cricca Anemone Balducci & C.,  stava sfumando senza che il suo nome comparisse mai. Senza che gli fosse stato notificato neppure un avviso di garanzia.

I Pm di Perugia hanno chiesto ai miei avvocati perchè mai mi sono dimesso da ministro della Sviluppo Economico” aveva confidato a Blitz, incominciando a mostrare le carte del suo clamoroso ritorno in pista, dopo quasi otto mesi di silenzio con l’asso nella manica di uno scandalo apparentemente sgonfiato per quel che riguardava la sua posizione giudiziaria. Non certo per quella personale politica: chi dimentica la storia di un ministro “ a sua insaputa” beneficiario di un cadeau da 900 mila euro? C’era una contropartita? Quale?

Navigazione della caravella di Scajola, dunque, verso il centro della Pdl e di tutto lo schieramento politico, tra le tempeste dei finiani, i malumori della pancia berlusconiana, gli strappi di Bondi, le imprudenze di Verdini, coordinatori con La Russa del partito ex azzurro, diventato chissà che.

Berlusconi è prigioniero” spara Scajola dopo avere buttato sul piatto il mazzo dei suoi senatori e deputati della Fondazione Colombo, iscritti a 10 mila euro cadauno già nell’autunno del 2010, con sede in largo Chigi e l’intenzione di formare gruppi parlamentari autonomi, pronti a gonfiarsi di nomi nuovi. “Nel Pd ci sono almeno trenta senatori e deputati pronti a venire con noi”, conta Scajola, spulciando la Navicella parlamentare nel suo ufficio di Imperia Oneglia.

La sfida dei gruppi autonomi, di un orgoglio azzurro da rivendicare per “liberare” Berlusconi dalla stretta di Tremonti e della Lega da un lato di di La Russa e Verdini dall’altro e per ricostruire un partito strappato il leader di Imperia ora il Claudio di Imperia l’ha portata alle estreme conseguenze, chiedendo un ruolo per se o nel governo o nel partito e andando a bussare ad Arcore, villa san Martino con in tasca qualcosa che assomiglia a un ultimatum. Ma la strategia era pronta da tempo, appunto da quando l’inchiesta di Perugia si era messa bene e l’altra a Imperia, dove l’ex ministro è indagato per associazione a delinquere insieme a Francesco Bellavista Caltagirone nella vicenda della costruzione del nuovo porto di Imperia, stava svoltando in modo favorevole.