Addio a Scalfaro. Il Giornale: “Santo? Non ci stiamo”. Berlusconi tace

Pubblicato il 30 Gennaio 2012 - 13:36 OLTRE 6 MESI FA

Oscar Luigi Scalfaro (Lapresse)

ROMA – Mentre il Pdl sta in equilibrio tra parole istituzionali e mezzi commenti e Silvio Berlusconi tace, dopo la morte dell’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro “Il Giornale” si scatena.

Angelino Alfano ha detto: “E’ scomparso uno dei padri fondatori della nostra Costituzione”. Fabrizio Cicchitto invece ha sottolineato che Scalfaro “è stato il nostro coerente e agguerrito avversario politico”.

Il leghista Maroni ha solo affermato: “Ho tanti ricordi…”. L’ex premier Silvio Berlusconi però non ha commentato l’addio all’uomo che nel 1994 da presidente lo mise nelle condizioni di lasciare Palazzo Chigi per lasciare il posto al governo di Lamberto Dini.

“Scalfaro santo, noi non ci stiamo”, è, invece, il titolo a tutta pagina del quotidiano. L’editoriale è affidato a Vittorio Feltri: “È morto Scalfaro, il presidente del ribaltone. Fu lui con la collaborazione malandrina di Massimo D’Alema e Rocco Buttiglione, a convincere Umberto Bossi ad abbandonare la maggioranza di centrodestra, provocando così la caduta del primo governo Berlusconi”.

E ancora Feltri scrive: “Ci si aspettava che Scalfaro, uscito momentaneamente di scena il Cavaliere, sciogliesse le Camere e indicesse elezioni anticipate. Neanche per sogno. Il Quirinale, non contento di aver sottratto la Lega alla coalizione che appoggiava l’esecutivo, si adoperò, con i citati complici (D’Alema e Buttiglione), a far traslocare i padani nel centrosinistra allo scopo di dar vita ad un nuovo governo presieduto da Lamberto Dini, anche questi proveniente dalle file berlusconiane”.

Poi prosegue: “Un capolavoro di scorrettezza, un tipico imbroglio italiano perchè formalmente legittimo anche se, nella sostanza, irrispettoso della sovranità popolare. Paradossalmente chi aveva vinto le elezioni fu cacciato all’opposizione e chi le aveva perse fu promosso alla guida del Paese”.

Giancarlo Perna, sempre dalle colonne del Giornale, attacca senza esclusione di colpi il defunto Scalfaro e lo descrive così: “Si trasformò invece in una serpe tout court quando Silvio Berlusconi entrò in politica. Divenne velenoso e sleale. Irriconoscibile. Tanto che, di destra e anticomunista al cubo com’era («i comunisti restano comunisti, anche quando sono in pigiama», diceva) si trasformò nel primo alleato del Pd-Pds contro l’intruso di Arcore. Ha davvero odiato il Cav, il riccone dedito a fare soldi in tv con i seni delle ballerine, considerandolo l’Anticristo. Ebbe la reazione di un uomo della casta politica che non tollerava l’ingresso nel suo mondo dell’estraneo che portava scompiglio e un’aria nuova che al naso di Scalfaro pareva invece mefitica”.