Riforme, Schifani: serve una larga maggioranza

Pubblicato il 14 Aprile 2010 - 11:45 OLTRE 6 MESI FA

Renato Schifani

Per le riforme serve “una larga maggioranza”: lo ha affermato il presidente del Senato, Renato Schifani, durante il suo intervento ad un convegno sulla Costituzione a Montecitorio, presenti il capo dello Stato Giorgio Napolitano e il presidente della Camera Gianfranco Fini

“La mancata condivisione, ha detto Schifani, rischierebbe di fare naufragare qualunque progetto, come e’ accaduto nelle passate legislature”.

Il presidente ha sottolineato che le riforme non possono essere sostenute solo da “quella delle forze politiche che sono attualmente al governo”.

“Nelle mozioni votate alla unanimità al Senato si e’ affermata la necessità di giungere all’approvazione di un testo condiviso dalla piu’ ampia maggioranza parlamentare. Io mi considero fin d’ora garante del metodo inclusivo approvato in Senato all’unanimita’”.

Parole anche per quella che Schifani ha definito la “dignità del Senato”: “Entrambi i rami del Parlamento dovranno avere pari dignità istituzionale nei ruoli e nelle competenze a ciascuno assegnati”. E quindi “No ad una Camera di serie A e l’altra di serie B”. Il Senato non dev’essere escluso dal circuito della fiducia.

Un secco no anche a “meccanismi elettorali che rendono difficile la formazione di una stabile maggioranza politica” a Palazzo Madama.

Per Schifani è possibile un Senato federale, ma “il Governo dovrà essere condizionato dalle sue decisioni”, e non indifferente ad esse. A questo proposito il presidente ipotizza “il voto di censura a seguito del quale il Governo è obbligato ad ottenere una nuova fiducia dalla Camera”.

“Certo è, sostiene Schifani, che la maggioranza del Senato non può che essere una maggioranza politica e va approfondita seriamente l’esigenza di un’elezione contestuale dei due rami del Parlamento, esigenza che rappresenta oggettivamente un elemento di chiarezza e stabilità dei rapporti istituzionali”.

Nel difendere il ruolo del Senato, Schifani avverte: “Riformare il bicameralismo per sottrazione significa fallire ogni riforma costituzionale”. Il presidente del Senato ipotizza l’attribuzione di nuove responsabilità da affidare in via esclusiva al Senato passando “ad una forma di bicameralismo in cui le funzioni delle due assemblee siano differenziate per ambiti di competenza, ma conservino la medesima legittimità democratica e lo stesso rilievo costituzionale”.

Il presidente del Senato spinge per progetti condivisi da tutte le forze politiche, sui quali “dovrà essere effettuata un’attenta analisi, dovrà esserci confronto, dialogo, eventualmente anche acceso, purché alla fine del percorso di raggiunga un risultato che sia la giusta mediazione tra diversi punti di vista”.

L’augurio di Schifani è che si possa arrivare ad un “prodotto di vera qualità capace di ridare slancio e snellezza all’intero sistema parlamentare e che sia idoneo a risolvere i problemi sociali ed economici degli italiani”. Il politico ricorda il dibattito che si è svolto il 2 dicembre 2009 al Senato e che si concluse con una accordo bipartisan sul metodo da seguire con mozioni condivise sulla necessità di arrivare “all’approvazione di un testo condiviso dalla più ampia maggioranza parlamentare. E io, ha concluso Schifani, mi considero fin d’ora garante del metodo inclusivo approvato in Senato all’unanimità”.

Schifani vede positivamente un Senato dell’Europa e delle Regioni, che servirebbe a “superare le differenze tra il nord e il sud del Paese, e a rafforzare l’unità nazionale, facendosi portatore delle necessità e delle esigenze di ogni singolo territorio”, in modo da permettere alle regioni di essere “efficacemnente rappresentate nel cuore della rappresentanza politica nazionale”.

Inoltre, il presidente del Senato ritiene che se questo ramo del Parlamentorappresenterà “lo snodo tra sussidiarietà e unità nazionale” allora Palazzo Madama potrebbe scegliere “i componenti di tutti gli organismi di controllo, comprese le Autorità indipendenti”.

Queste, per Schifani, andrebbero affiancarte a “poteri di decisione in via definitiva su provvedimenti legislativi che riguardino specifiche materie”. “Se ad ogni nomina venisse accompagnato un esame approfondito e pubblico, anche attraverso audizioni dirette, sul modello statunitense ed europeo, delle candidature, il Senato, ha concluso Schifani, diventerebbe il luogo istituzionale perché i giovani e tutti i cittadini si sentono garantiti dai principi cardine della trasparenza e del merito”.