Benzinai chiusi da mercoledì 14 a venerdì 17 settembre. Volano i prezzi di verde e diesel

Pubblicato il 14 Settembre 2010 - 13:11 OLTRE 6 MESI FA

Benzinai chiusi sulle autostrade dalle ore 22,00 di martedì 14 settembre alle ore 22,00 di venerdì 17 settembre. Mentre sulla viabilità ordinaria il blocco dei rifornimenti sarà dalle 7,30 di mercoledì 15 alle 7 di sabato 18 settembre: questo il calendario dello sciopero generale dei gestori degli impianti di distribuzione di carburanti, che, annunciato sin dal luglio scorso, ”in assenza di sviluppi soddisfacenti della vertenza”, è stato riconfermato.

Nel frattempo, poco prima della serrata il prezzo della bezina vola e sfonda quota 1.4 euro al litro. Il gasolio è rincarato fino a superare 1 euro e 27 centesimi al litro. Aumenti che hanno alimentato più di un sospetto. Protestano i consumatori: lo sciopero, osservano polemicamente Adusbef e Federconsumatori, “non solo comporterà gravi disservizi per i cittadini, ma determinerà anche ricadute speculative, come sempre accade, in vista della chiusura degli impianti”.

L’incontro avuto dalle organizzazioni dei gestori mercoledì scorso con il sottosegretario al ministero per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ”nonostante qualche cauta disponibilità alla ricerca di una mediazione, non ha, infatti, prodotto risultati significativi tali da portare alla sospensione dello sciopero generale unitariamente indetto che avrà regolarmente luogo, se non interverranno significativi segnali da parte del Governo”.

”Mentre congiuntura economica e contrazione dei consumi contribuiscono alla sofferenza di un intero settore – si legge nel comunicato unitario che illustra le ragioni dello sciopero – dalla crisi della raffinazione a quella della distribuzione , l’unica strategia che l’industria petrolifera sa mettere in atto è quella di abbandonare gli investimenti e smobilitare, nonché di scaricare duramente sull’anello finale della filiera tutte le contraddizioni del sistema. Al gestore, infatti, vengono negati diritti fondamentali, relazioni commerciali corrette e non precarie, risultati economici che ogni impresa deve conseguire, e, attraverso le gravissime discriminazioni sui prezzi di cessione, di posto nelle condizioni di non poter più competere e, infine, di soccombere al mercato”.

Secondo i sindacati il Governo “lancia una ennesima quanto inutile ristrutturazione della distribuzione dei carburanti, che avvantaggia solo petrolieri, retisti e grande distribuzione: 25.000 gestori e 75.000 addetti agli impianti rischiano di perdere diritti e lavoro. Da questa operazione sulla pelle di un’intera categoria il consumatore non avrà vantaggi, solo teoriche promesse sul prezzo in cambio di una invece autentica rarefazione del servizio, mentre l’Erario continuerà ad incassare sempre oltre il 60 % del prezzo della benzina. I gestori – denunciano ancora le organizzazioni – percepiscono un margine lordo nominale inferiore al 3 % del prezzo del carburante per un lavoro di rischi e sacrifici, da sempre e ovunque al servizio del Paese e del consumatore”.

“E’ davvero con il sacrificio di tante decine di migliaia di lavoratori che i consumatori potranno risparmiare sul pieno? – si chiedono le sigle sindali – Ed e’ proprio questo che farebbe davvero così tanto bene all’economia nel suo insieme da richiedere una ‘riforma’ che sa più di ‘macelleria sociale’ che altro?”.