ROMA – Dopo lo sciopero dei volontari della Festa dell’Unità di Bologna, anche a Roma i volontari Pd incrociano le braccia. Due scioperi per due chiare proteste contro la linea politica del Pd, che ha dato vita ad un governo di larghe intese con il Pdl. Altra condotta non condivisa dalla base del Pd è il no a Stefano Rodotà al Quirinale, visto forse come ultima speranza di un governo Pd-M5s che avrebbe evitato il governissimo.
Il Messaggero scrive:
“Ad aprire il dibattito è stata una lettera aperta scritta da Lucia Zabatta, dirigente del Pd Lazio, ripresa dal magazine online Il Monitore romano. «Il malumore serpeggia tra i militanti – scrive Zabatta -Alcuni chiedono l’autogestione, altri sono riottosi, riluttanti, chi chiede in cambio risorse per il proprio circolo, chi minaccia l’ammutinamento, chi semplicemente non si sente coinvolto». La dirigente regionale elenca «i rospi ingoiati» dal popolo democrat: prima il governo tecnico, poi «una campagna elettorale stanca, svogliata, ambigua»”.
In una lettera, riportata dal Messaggero, il popolo Pd proclama il suo dissenso e parla anche di “tradimento”:
“«E ora ci vengono a chiedere di lavorare ancora per la Festa – si legge nella lettera – Lavorare per chi? Per cosa? Qual è il soggetto per cui dovremmo lavorare? Qual è il progetto a cui dovremmo aderire? ». Il confronto si infiamma, soprattutto sul web. «Come tutti gli anni, una mano la darò, ma non con lo stesso spirito degli anni precedenti, quando mi sono sentito parte di una comunità – commenta Gianluca Santilli – Qualcuno ha tradito e il segno, profondo, lo ha lasciato. Condivido tutte le preoccupazioni di Lucia»”.
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