Scuola senza riscaldamenti, governo a province: “Idea fuori dalla realtà”

Pubblicato il 9 Novembre 2012 - 21:17 OLTRE 6 MESI FA
Mario Monti (LaPresse)

ROMA – Governo a muso duro contro la minaccia delle province di spegnere i riscaldamenti delle scuole in conseguenza dei tagli della spending review. ”Ventilare l’idea di spegnere i riscaldamenti nelle scuole o proporre vacanze più lunghe agli studenti per ipotetici risparmi appare una proposta fuori dalla realtà” si legge in una nota diffusa da palazzo Chigi. Sempre nel comunicato il governo spiega di puntare a ”ottimizzare costi e servizi” delle province.

”Il Governo sta operando un riordino delle istituzioni sul territorio e una riorganizzazione degli uffici amministrativi per migliorare l’efficienza della macchina amministrativa e contenerne i costi” scrive il Governo in risposta all’ipotesi ventilata da Antonio Saitta, presidente dell’Unione Province Italiane (Upi), di spegnere i riscaldamenti nelle scuole, mandando gli studenti in vacanza, in risposta ai tagli predisposti dal governo.

”In questa ottica – si legge nel comunicato – il Governo ha una linea chiara e definita, un nuovo sistema di governance mirato ad ottimizzare costi e servizi nel territorio. Demonizzare questa linea, come autorevoli rappresentanti di enti locali o associazioni di categoria stanno facendo in queste ore, non serve a nessuno. Ventilare l’idea di spegnere i riscaldamenti nelle scuole o proporre vacanze più lunghe agli studenti per ipotetici risparmi appare una proposta fuori dalla realtà. Il Governo in tal senso ricorda che la riforma delle Province mira a ridurne il numero e snellire gli apparati che le governano eliminando le giunte e precisandone i compiti. In questo modo i servizi erogati ai cittadini dalle Province non devono essere ridotti; possono invece essere più efficaci e meglio distribuiti”.

”Il processo avviato dall’esecutivo – prosegue la nota di palazzo Chigi – intende infatti dimezzare le attuali Province, che passerebbero dalle attuali 86 delle Regioni a statuto ordinario a 41 alle quali vanno aggiunte le dieci città metropolitane, con evidenti economie di scala funzionali a una migliore gestione economica. Per effetto del riordino, infatti, saranno eliminati più di 600 assessorati”.