Scuola, un preside su quattro invoca la ritirata (strategica?)

di Lucio Fero
Pubblicato il 7 Gennaio 2022 - 09:11 OLTRE 6 MESI FA
Scuola, un preside su quattro invoca la ritirata (strategica?)

Scuola, un preside su quattro invoca la ritirata (strategica?) FOTO ANSA

Duemila presidi (altrimenti detto dirigenti scolastici) su ottomila hanno lanciato pubblico appello perché la scuola di ogni ordine e grado resti chiusa almeno fino al 24 gennaio. Motivo? Le difficoltà, non poche, a tenere aperte le scuole in tempo di pandemia. Un preside su quatto dunque invoca una ritirata, un preside su quattro la ritirata la suona già. Ritirata che viene presentata come strategica: due settimane di scuola chiusa per avere il tempo di mettere tutto in ordine: vaccini, tamponi, circolari…Una ritirata presentata come intelligente per salvare…Per salvare cosa?

La scuola per chi ci lavora e non per chi ci studia

Al fondo, molto al fondo, di questo appello, di questo non possiamo, di un preside italiano su quattro ci sono la nozione e il valore completamente introiettati per cui la scuola è per chi ci lavora e non per chi ci studia. Tenere aperte le scuole con duecentomila contagi quotidiani è complicatissimo e difficilissimo. Impegna chi lavora nella scuola molto ad di là di ogni routine conosciuta e praticata, chiama chi lavora nella scuola ad assumersi responsabilità non coperte preventivamente da circolari ministeriali, chiede ai lavoratori della conoscenza (si definiscono così) un di più, anzi un molto di più.

Tenere aperte le scuole con 200 mila contagi al giorno intorno è rischioso per abitudini, consuetudini, ruoli e responsabilità di chi nella scuola lavora. In coerenza di questo dato un preside su quattro ritiene suo dovere chiamare fuori i lavoratori della scuola da questi compiti che non spettano loro. Un preside su quattro parla la voce dei sindacati della scuola, tutti insieme danno voce alla difesa dell’interesse di chi a scuola lavora. E chi a scuola ci va, chi a scuola studia? L’interesse degli studenti e alunni non è in questa visione e pratica l’interesse primario. Prova ne sia la proposta di un preside su quattro di praticare ulteriore amputazione al terzo anno scolastico di fila. Fosse la formazione scolastico l’interesse primario una proposta così non verrebbe concepita prima e presentata poi.

Gli alibi dei presidi e dei sindacati e delle Regioni…

L’alibi più diffuso e insolente (insolente perché alibi agitato da persone che dovrebbero avere cognizione di causa) è quello del dateci istruzioni chiare una volta per tutte. Chi pronuncia la rivendicazione dell’una volta per tutte è uno che mente. Chiede, esige non solo l’impossibile ma fonda la sua disponibilità sulla garanzia del contrario del reale. Regole e disposizioni una volta per tutte durante un evento planetario che muta ed evolve è sciocco, fuorviante chiederle. Non di rado chiederle è furbastro.

Callido direbbero i latini (i presidi sanno cosa vuol dire) è chiedere il tracciamento preventivo di massa come condizione per le scuole aperte: dai cinque agli otto milioni di tamponi ogni tre/quattro giorni? In classico stile Ponzio Pilato l’avanzare la difficoltà di distinguere alunni vaccinati e non vaccinati (sì, porta grane farlo). Alibi vari a sostegno di una scelta che in fondo è culturale: non a caso l’Italia ha tenuto le scuole chiuse per più tempo di ogni altro paese al mondo, non a caso si lacrima sulle sorti economiche-finanziarie di discoteche e società di calcio e attori e registi di cinema e teatro. Sul danno socio economico di scuole chiuse non lacrima praticamente nessuno, non ci si rende conto della sua imponenza.

Per fortuna uno su quattro

Per fortuna del paese tutto almeno finora il governo non suona la ritirata dalla scuola aperta. Per fortuna poi i presidi del “non ce la facciamo” sono uno su quattro. Purtroppo c’è da scommetterci che tra i duemila del “non possiamo” siano in molti i dirigenti scolastici che si sentono democratici e progressisti, che si sentono sensibili alle istanze dei lavoratori della scuola, che si sentono in buona fede cittadini responsabili nel momento in cui pubblicizzano e invocano un deficit di cittadinanza. Notissima la frase di un presidente Usa: non chiedere cosa può fare l’America per te, chiediti cosa puoi fare tu per l’America. Così non fanno i presidi della ritirata strategica ed è qui che si staglia il loro deficit di cittadinanza. Deficit cui fa da eco e sostegno l’informazione che si crede progressista, ma di questo un’altra volta…